Eccomi finalmente a commentare, dopo un lunedì decisamente vorticoso... sarò ripetitiva ma nonostante la staticità di alcune scene, la defocalizzazione dai personaggi principali per centralizzare l'attenzione su altre vicende umane, la mancata effusione di languido romanticismo, questa puntata è stata anche per me interessantissima, coinvolgente proprio perchè illustrativa, meditativa più che dinamica.
Parto dall’idea che non per forza, per incantare lo spettatore, l’amore debba vestirsi di passione e dolcezza come è accaduto in queste prime puntate ma è soprattutto la tensione emotiva, espressa anche nei silenzi, negli sguardi, nelle distanze, nei dubbi, nella sofferenza che riesce a trasmettere il sacro, devastante ed estatico tormento di un amore!
Andrea e Agnese in questa puntata si sono amati anche più intensamente...anche senza essersi toccati o addirittura guardati...perché il dolore, lo strazio, il lutto, la disperazione, l’insicurezza, la folle incredulità amplificano le paure e i palpiti e li possono anche trasformare in sbagli, omissioni, umane mancanze, in quelle che possono apparire come imperfette stonature...è l’amore
imperfetto a celebrare l’
umanità di due cuori!!
Andrea è preda di cieca rabbia e crudo dolore...non può avere in animo di lasciarsi andare a languidi sospiri e appassionate performance...non dimentica Agnese, non può perché è dentro le sue fibre ma vive una lacerazione spossante e cede alla leggerezza dello sguardo accogliente della principessa di Corigliano proprio perché questo non gli rimescola dentro nulla!!!
Agnese è vittima di un trauma, spaventata per la sorte del fratello, totalmente disorientata dalla tragedia che vive Andrea: la sua silenziosa accettazione non è indice di mancanza di ardore, ma specchio di una premura tenera e disperata nei confronti dell’uomo che ama e che soffre un lutto disumano.
Martino resta per me il personaggio più avvincente...è in continua crescita, un uomo che celebra il valore della famiglia anteponendolo a se stesso, che ama in misura assoluta pur morendone, che lotta per un ideale talmente puro da sfociare anche in un neonato patriottismo! E in quest’atmosfera, un applauso merita la figura del compagno di prigione condannato alla ghigliottina: fiero e amaro esempio di desiderio di libertà e giustizia.
Emilia è adorabile: un arcobaleno nel panorama femminile!
Fulvio è agghiacciante, un quadro lui stesso della psicosi mista al delirio e allo squallore!
Corsini e Dorina una fragorosa cascata di acqua fresca, con quello stesso suono e quello stesso odore!
Sturani e Costanza: grottesca rappresentazione di un emozione povera di intensità...non mi piace lei, visivamente, narrativamente...di conseguenza trovo un tantino tiepida la loro storia.
Vittoria, Loya e la loro fisica e cervellotica complicità: un ballo osceno e brillantemente perfido della strega col diavolo!
Lucrezia...altro che morta, è viva e pericolosa come prima!
E infine
LUI: Gasparo...che omo!!
E’ il vero perno della storia: servo della marchesa ed ora padrone del suo destino! Tiene in mano la vita di Martino e la felicità di Agnese, insozza la genuina fiducia di Andrea e scatena perfino in Loya la bramosia di prenderlo a frustate!!!
Ma temo per la sua sorte
...Iacopo lo prenderà con le mani nel sacco e allora...addio Giannina e sogni di passione!! Non gli resterà che scavarsi la fossa accanto a madama Lucrezia Adelaide Priscilla...no, io non posso accettare la sua dipartita, è l’unica mummia presente in questa mirabolante piramide di magiche emozioni, segno inequivocabile che Rivombrosa sopravvive gagliarda nel tempo!!!
Complimenti al regista e a tutti gli attori, compreso il grande Ugo Magagna: questa storia merita tutta la mia fedele devozione!