Rivombrosa - vent'anni dopo, la storia secondo me...

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Stellina_18
view post Posted on 25/5/2007, 20:31 by: Stellina_18




A Rivombrosa, Emilia ed Agnese si dirigono in biblioteca. Lì c’è Costanza che sta parlando con Bianca. Appena le vede si ferma e sorride.
C: Emilia, Agnese… bentornate!
A: Buon giorno Costanza…
E: Buona giornata..
C: Stavo appunto parlando con Bianca. Lascio il Piemonte.
E: Come?
A: Ma…
C: Scusate Emilia… non avrei dovuto cedere alla corte di vostro marito. Sono stata una sciocca.
E: Io sono stata più sciocca di voi, cara: l’ho sposato!
C: Voi mi siete state amiche… e da amica sento il dovere di spiegarvi la mia partenza. So che ci sono stati dei dissapori tra noi ma… io vi ho sempre considerato persone vicine a me… voi siete affiatate, nessuna delle due si sente superiore… io sono cresciuta sempre all’ombra di mia sorella. Lei era quella bellissima, inarrivabile, la perfezione… io ero quella bruttina, impacciata, che potevi comprare con qualche sorriso. Fulvio è stato il primo uomo che mi ha guardata non per raggiungere mia sorella ma per me. E mi ha dato speranza. Non è l’uomo adatto… io non voglio essere la sua Musa né tanto meno la sua amante. Voglio un marito, dei figli, voglio avere diritto a un minimo di felicità. E posso trovare ciò solo lontano da qui, dal Piemonte, da mia sorella. Mi trasferirò a Monaco per un po’ di tempo. C’è una mia cara amica lì... forse potrò essere anche io felice!!
A: Oh Costanza! – Agnese abbraccia l’amica ed Emilia segue il suo esempio.
E: Ci scriveremo ogni settimana.
A: Facci sapere come ti trovi e ricorda che in questa casa puoi tornare quando vuoi!!
C: Grazie…
Accompagnano Costanza alla carrozza che la marchesa ha fatto preparare.
C: Addio, Emilia! Addio, Agnese! – e sale sulla carrozza.
A: Addio, Costanza! Sii felice…
E: Buona fortuna!
C: Buona fortuna a voi…! Andiamo Simone – e chiuso lo sportello la carrozza si allontana.

Al Quartier Generale Francese il capitano Loya riceve la visita del re Carlo Emanuele IV.
C.L: Vostra Altezza…
C.E: Capitano… ho da parlarvi di una questione di urgenza estrema!
C.L: Dire, vostra maestà… sono tutt’orecchi!
C.E: Ho saputo che avete vostro prigioniero il marchese Andrea Casalegno…
C.L: Si, ma gradirei tenere per me il movente e le indagini che sto conducendo su di lui…
C.E: Io vi chiedo di sospenderle fino a tempo indeterminato e di rilasciare il marchese Casalegno.
C.L: E per quale motivo?
C.E: E’ uno dei più fedeli a corte e la sua famiglia m’è stata fedele sino alla fine… in ogni caso vi autorizzo a indagare al solo fine conoscitivo... per curiosità. Ma il marchese Casalegno non si tocca.
C.L: Entro due giorni sarà libero. Devo solo… sbrigare delle pratiche e avvertire i miei superiori.
C.E: Due giorni. Poi lo caverò io stesso da quella prigione.
Carlo Emanuele ha gli occhi infuocati e Loya decide di non opporsi a quel sovrano che tanto, prima o dopo, sarebbe stato spodestato e di concedergli dunque un “ultimo favore”.

Agnese è in camera sua. Apre lo scrittoio e tira fuori il sacchetto nel quale c’è il ciondolo di sua madre. Come Elisa anche lei ha giurato a se stesso di metterlo solo per l’uomo che amava. Tenendo in mano il ciondolo si guarda intorno. Quella stanza le dà sicurezza, ma anche tristezza. Ricorda sua madre a letto, in lacrime, in alcune mattine in cui tutto sembrava più grigio. Ricorda Elisa che la stringeva forte al petto, forte, forte come volere, con l’intensità di quell’abbraccio, cancellare il dolore.
Agnese si sente pervadere da un brivido. Si allaccia la collana di turchesi e si guarda allo specchio. Bianca la osserva silenziosamente e in quel momento vede il frutto dell’unione di Elisa e Fabrizio. Mai come in quel momento Agnese rende la perfetta unione dei genitori, la classe e l’eleganza di entrambi, gli occhi luccicanti d’amore della madre e la scintillante determinazione di suo padre.
Mentre riflette Agnese si volta e nota Bianca. Le sorride dolcemente.
A: Bianca è accaduto qualcosa?
B: Contessa c’è questa lettera per voi. Viene da Torino.
Agnese prende la lettera che Bianca le porge e comincia a leggerla rapidamente. Sorride ancora e abbraccia Bianca. Poi corre a cercare Martino.

Intanto in biblioteca Emilia e Martino sono seduti sul divanetto.
M: Sai che cos’ho ritrovato qualche tempo fa?
E: No, cosa?
M: Il libro di strategia militare che mi regalasti per Natale…insomma quel Natale quando mio padre…
E: Si, lo ricordo.
M: Lo avrò imparato a memoria. Era insieme ai diari e alle cose di Elisa…
E: Agnese sa dove sono?
M: No, per ora credo sia meglio che non sappia nulla. Elisa in alcuni momenti era tristissima e ha pensato spesso a papà… stava male per giorni. Agnese saprà più in là. Se non ci fossero stati zia Anna ed Antonio non so come avremmo fatto. Dopo che Victor è andato a Lione, nessuno c’è stato vicino come allora. Tu eri qui… io in accademia. Mi sento un po’ in colpa per aver lasciato la mamma sola e voi tutti ad affrontare quella brutta situazione…
E: Sai… Victor era disperato, ha commesso quel gesto in un momento di rabbia. Il principe riportò la zia Elisa a casa ma lei era a disagio. Poco dopo è andata alla Grande Quercia. Il principe restò con noi fin quando lei non tornò. Era quasi sconvolta… ha chiesto al principe di seguirla. Sono stati per un po’ a parlare nell’altra stanza e poi lui si è congedato. Quando mia madre le chiese perché lo aveva allontanato, Elisa disse che non si possono amare due uomini contemporaneamente e che lei non voleva lasciare Rivombrosa perché lui le aveva chiesto di seguirla… - i passi veloci di qualcuno interrompono Emilia. Agnese irrompe nella stanza.
A: Il Re ha parlato con Loya. Tra qualche giorno Andrea sarà rilasciato.
Martino abbraccia la sorella e le bacia la fronte poi le guarda la collana e sorride.
M: L’hai messa finalmente!
A: Si… - e si porta le mani al collo.

Al Quartier Generale Francese…
C.L: Presto cambierà tutto, madre. Ve lo prometto.
V: Non preoccupatevi, madame. Bisogna solo aver un po’ di pazienza.
L: Ma intanto lasci andare quel Casalegno!
C.L: Dopo la vendetta sarà ancor più gratificante. Pazientate qualche settimana… sto organizzando tutto…
L: Tutto cosa?
V: Enrique, non ci hai detto nulla… cosa?
C.L: Vi dirò tutto a tempo debito.


Alcuni giorni dopo…
Luisa e Paolo hanno abbandonato Palazzo Radicati per alloggiare nel palazzo torinese di lei. Loya ha ritardato un po’ i tempi della scarcerazione e continua a tramare con l’amante Vittoria e con la matrigna. Emilia e Martino hanno trovato una strana intimità e Agnese si dà forza nella speranza del ritorno di Andrea.

Palazzo Carignano
Luisa e Paolo sono in salotto a chiacchierare.
P: Luisa, amore mio, stai tranquilla.
L: Ma perché non lo hanno ancora rilasciato? E se lo avessero..
P: Luisa, basta con questi cattivi pensieri – si inginocchia accanto a lei, le prende dolcemente la mano e le bacia la fronte.
L: Paolo… io non ce la faccio più… questa situazione è terribile. E anche tra noi…
P: Tra noi cosa, Luisa?
L: Non credi che dopo tre anni sarebbe ora di rendere nota la nostra storia. Io voglio smetterla di nascondermi.
P: E va bene. Quando Andrea tornerà a casa faremo una bella festa dove annunceremo a tutti il nostro fidanzamento. Va bene, tesoro?
L: Si… a volte temo che tutto possa finire e…
In quel momento Alfredo, il vecchio maggiordomo, entra e annuncia che era arrivato il marchese Andrea Casalegno. Paolo si alza velocemente, Luisa rimane pietrificata all’annuncio fattole.
Sulla porta appare la figura fiera di Andrea. I vestiti sporchi e stracciati gli conferiscono un’aria più sciupata che mai.
Paolo gli va incontro e lo abbraccia, Luisa sorride e segue l’esempio dell’amato.
L: Alfredo, preparate dei vestiti puliti per il marchese.
Alf: Agli ordini.
P: Finalmente sei tornato.
Andrea annuisce e poi chiede con voce tremante “Lei è…”.
L: A Rivombrosa…
An: Se mi dai un cavallo, Luisa, permettimi di andare subito da lei.
L: Andrea sai che questa è casa tua…
An: Grazie, Luisa.
P: Noi vi raggiungeremo più tardi.
L: Salutami Agnese… ed Emilia… e Martino… Ora però va’ a cambiarti.
An: Dopo vorrei mettermi subito in viaggio...
L: A presto, Andrea…
P: Ci vediamo tra qualche ora…
Andrea va a sciacquarsi la faccia e a mettersi i vestiti puliti. Guardandosi allo specchio riesce a riconoscersi.
Finalmente pronto, sta per uscire dalla stanza quando si ricorda della lettera di Agnese. Così fruga nelle tasche della sua giacca e la trova. La porta con sé, al sicuro, e poi scende veloce perché deve raggiungere Agnese e ogni istante senza di lei è perduto. Troppo tempo devono recuperare per perderne ancora altro.

Agnese va avanti indietro per la biblioteca. Si tormenta guardando fuori la finestra.
Martino ed Emilia chiacchierano seduti sul divano e Martino rivolge di tanto in tanto occhiate nervose alla sorella e poi guarda preoccupato Emilia.
Lei lo rassicura con un largo sorriso. È forse la sola donna che ha questo effetto su di lui, sempre un po’ nervoso, pessimista e pronto al peggio. La solarità della cugina e il suo sorriso hanno su di lui un effetto ipnotizzante. Starebbe ore a guardarla… perso in quelle riflessioni, non si cura nemmeno più del discorso che Emilia sta conducendo con Giulia Buondio.
Comincia a interrogarsi sui veri sentimenti che prova per quella moretta dagli occhi vispi così saggia e presente nella sua vita.
Ricorda ancora quando da bambini, a 10 anni, si nascondevano sotto il tavolo per sfuggire alla zia Anna oppure quando giocavano a lottare con i cuscini. Allora, e di questo ne era più che certo, l’amava... si era preso una “cotta” per la cuginetta. Ma poi la morte di suo padre aveva indurito il suo cuore. Le uniche donne che riuscivano a farlo sorridere erano la piccola Agnese ed Emilia, ma con quest’ultima non c’erano speranze… o almeno così credeva. Quando lui rientrò dalla capitale francese cominciò ad occuparsi della tenuta, di Elisa che stava sempre peggio, di Agnese e degli altri.
Emilia rimase a Parigi e incontrò il pittore italiano Fulvio, che sposò ben presto. Poi era arrivata Vittoria e anche lui si era sposato. Nel frattempo la loro famiglia aveva affrontato non poche disgrazie.
E anche la situazione politica non li aiuta, in quel periodo. Ma lui continua a pensare ad Emilia.
È possibile trovare tutto assolutamente perfetto in una persona? In quello che decide? In quello che pratica? E contraddirla per il puro piacere di vedere quell’espressione che piace così tanto?
Martino pensa a suo padre ed Elisa. Ricorda i loro battibecchi, i momenti in cui si scambiavano tenerezze, gli sguardi coi quali si cercavano… e all’improvviso gli sorge un dubbio… sarà mica innamorato di Emilia?
Mentre è perso in quelle riflessioni, Agnese esclama con voce limpida: “Ho bisogno di uscire. Vado a fare una cavalcata.”
G: Contessina, vi accompagno?
A: No… voglio stare un po’ sola.
E: Agnese, sei sicura di voler uscire da sola?
A: Vi ho detto di si. Sono preoccupata. Stare chiusa in casa … mi dà un senso di oppressione. Debbo uscire – e si precipita fuori dalla stanza.
Emilia e Martino si guardano ancora, complici e preoccupati…

Agnese è sul suo cavallo e cavalca verso la Grande Quercia… chissà che guardare quelle due tombe non le dia coraggio. E’ strano come lei abbia imparato a vedere in quelle due tombe vicine l’eternità dell’amore… nonostante il forte dolore per la perdita di sua madre, aveva capito da tempo che l’unico modo affinché Elisa smettesse di soffrire, di piangere, di essere malinconica era la morte. E così dopo la morte di Elisa ha sempre visto quelle due tombe come simbolo di un amore eterno e ha capito che ci sono sentimenti, storie, amori… che nemmeno la morte può interrompere.

Andrea è sulla strada di Rivombrosa. Cavalca senza sosta da più di un’ora ma la voglia di rivedere l’amata è così grande da impedirgli di fermarsi e di continuare. Finalmente scorge il bel castello e sprona il cavallo. Titta lo accoglie e prende il cavallo.
An: Dove…
T: In biblioteca!
Andrea sale le scale velocemente e si dirige in biblioteca. Bussa e poi entra.
Martino vedendolo è sbalordito.
M: Andrea!
An: Martino!!
M: Ti hanno rilasciato?
Andrea annuisce e si guarda intorno inquieto.
E: E’ a cavallo… volete aspettarla, marchese?
An: No… andrò a cercarla! A dopo… - si inchina e torna giù.
Titta gli dà nuovamente il cavallo e Andrea, più veloce che mai, va alla ricerca di Agnese.

Agnese ha appena lasciato le tombe dei genitori e continua a cavalcare. I capelli biondi sono sciolti. È una bravissima amazzone e un’attenta osservatrice. Si sta addentrando nel bosco e allora pensa che forse quello è il momento di trovare conforto in un posto “fuori dal mondo”.

Andrea vede una fanciulla bionda cavalcare verso il bosco… riconosce in lei Agnese e comincia a seguirla….

Agnese sente qualcuno che la segue e sprona il cavallo a correre più veloce. Finalmente da lontano riconosce il capanno… ma come si sarebbe salvata?
Finalmente si ferma, scende da cavallo e si gira.
Anche l’uomo che la segue è sceso da cavallo e lei, riconoscendolo, sente le gambe tremare e le lacrime scendergli sugli occhi.
Andrea le viene incontro, si ferma davanti a lei e poi la bacia appassionatamente…
Dopo ciò Agnese non può non credere alla magia di quel luogo… dove tutto può succedere.

Martino ed Emilia sono in salotto da soli. Martino giocherella con un nastro lasciato lì da Agnese.
M: Fulvio…
E: E’ partito… ha deciso di andare nelle Fiandre. È andato via quando Costanza l’ha lasciato. E Vittoria?
M: Non so che fine abbia fatto e non mi interessa…
E: Ma Martino dovrebbe importarti la sorte della persona che ami?
M: Emilia, non mi interessa… io non amo Vittoria. Ero attratto dalla sua bellezza… ma è una persona spregevole, arrivista… pronta a tradire pur di conquistare il potere. Ha tradito me, ha tradito la nostra famiglia: non merita di vivere a Rivombrosa.
E: Quando parli così sei proprio un Ristori – e sorride.
Anche Martino sorride e china lo sguardo, tornando poi a guardare nuovamente la bella cugina.
M: Beh sono il degno figlio di mio padre, no?
E: Su questo non ho dubbi!
M: Tu giudichi solo i lati negativi… invece credo che nel modo di amare e in altre cose io e mio padre siamo uguali…
Emilia arrossisce violentemente ma, prima che Martino se ne accorga, lei si riprende e gli chiede: “Ma scusa se hai appena detto che non amavi tua moglie… vuol dire che c’è, o c’è stata, un’altra dama a intrigare il tuo cuore?”. Lo guarda maliziosamente, con aria di sfida.
M: Si, mia cara… c’è stata tanto tempo fa una dama… che forse è ritornata a intrigarmi…
Emilia sente il cuore batterle fortissimo ma riesce a controllarsi.
E: Tanto tempo fa? E io non ho mai saputo nulla?
M: Ecco… io non ne ho parlato con nessuno…
E: E si può sapere se la conosco?
M: Mah… tutto può essere…
Emilia, contrariata e gelosa, dice – Ho capito… vuoi tenere il segreto. Ma non illuderti: prima o poi scoprirò tutto…
M: Impossibile! È tutto troppo segreto perché tu lo scopra…
E: Caro cugino, non sapete che io ho poteri magici?
M: Ah si? Non me l’avete mai detto, cugina…
E: Io invece ricordo di avervelo detto!
M: Strano, ma non ricordo…
E: Beh ma vi ricordate questa – e gli tira una cuscinata cogliendolo di sorpresa.
M: Emilia!
E: Martino?
M: Questa me la paghi! – e le tira una cuscinata…
E tornano ad essere un po’ bambini ritrovando, momentaneamente, la serenità tanto cercata che solo quando sono insieme riescono a scoprire…

Enrique è appena rientrato. Vittoria sta ricamando mentre Lucrezia gli corre incontro ed esclama – Enrique! Ho avuto un’idea geniale per la nostra vendetta!!
C.L: Ditemi, madre…
L: Voglio contattare il principe Cristiano Caracciolo di Montesanto!
C.L: Chi è mai costui?
L: E’ un ex pretendente… un uomo che Elisa incontrò a Napoli. Lui era follemente innamorato di lei che lo usava come suo burattino personale e, appena rientrata in Piemonte, non ha avuto scrupoli nel lasciarlo… potrebbe esserci utile!!
C.L: Contattatelo..
L: Già fatto, Enrique. E ho anche ricevuto risposta. Arriverà a Genova tra tre giorni… e poi i Ristori patiranno ciò che quella servetta ha fatto subire a me!!!!

Sono passate diverse ore e nel capanno c’è un bel fuoco acceso. Sul letto c’è Andrea dormiente, mentre Agnese non è riuscita a lasciarsi andare alla stanchezza. Coperta dalla sottoveste si abbraccia le ginocchia. È nel capanno fuori dal mondo, il posto dove sua madre ritrovava suo padre, dove la fiamma della passione e dell’amore non era mai spenta. Ricorda i vaghi accenni di sua madre a quel capanno come un luogo magico e capisce cosa intendeva. Lì non senti il trascorrere dei minuti, delle ore… lì il tempo si ferma. Esisti solo tu e la persona che ami, tutto il resto perde importanza.
Agnese fissa il fuoco e sorride tirando un respiro profondo. Andrea in quel momento si sveglia e la vede seduta davanti al fuoco, appoggiata con la testa al letto. Pian piano si avvicina a lei, ancora persa nei suoi pensieri. Le accarezza dolcemente i capelli e la guarda sorridendo.
A: Andrea… - e appoggia la testa sulla sua spalla. Il braccio di Andrea le circonda le spalle e poi lui le bacia la testa.
An: Agnese, ci sono tante cose che devo spiegarti…
A: Posso aspettare.
An: Hai il diritto di sapere perché…
A: Mio fratello, Paolo e il duca De Bernardi mi hanno spiegato…
An: C’è altro dell’altro, tesoro.
Agnese lo guarda negli occhi e chiede – Come dell’altro?
An: Ti avranno sicuramente detto che il capitano Loya è il responsabile dell’assassinio dei miei genitori.
A: Si… mi hanno detto che ha anche ucciso tua sorella.
An: Già… Maria Cristina… sai anche io ero con loro. Ci hanno teso un’imboscata e l’ultima cosa che mio padre riuscì a fare fu nascondermi, prima di affrontare Loya. Quel vile non gli fece nemmeno prendere l’arma per combattere da uomo a uomo. Lo uccise subito, sotto gli occhi di mia madre e mia sorella. Poi toccò a loro… ricordo ancora gli occhi terrorizzati di Maria Cristina… lo ha supplicato e… - la voce gli muore in gola. Agnese lo stringe a sé forte. Andrea si perde tra i suoi capelli ricci, nel loro profumo poi la bacia teneramente e riprende il suo racconto.
An: Da quel giorno il mio pensiero fisso è stato trovare Loya e dare giustizia ai miei familiari. Per mio fratello Stefano non è stata una priorità, ma quella scena mi ha tormentato per anni. Una volta mi sono trovato sul punto di uccidere il capitano ma poi mi sono fermato. Non sarò io a ucciderlo. Deve marcire in una cella, deve rovinarsi l’esistenza capendo il male che ha fatto non solo a me ma a tutti. Ucciderlo non mi ridarà i miei genitori e poi dopo cos’avrò risolto? Mi sarò solo macchiato, a mia volta, di un delitto. Non voglio ucciderlo. Voglio solo fare giustizia e poi adesso ci sei tu… e tu sei più importante di tutto, e di tutti.
A: Dove vive tuo fratello?
An: A Venezia. Ha sposato una donna di lì. È più grande di me, di due anni ma per amore di Clara, la moglie, ha rinunciato alla tenuta, lasciandola alle mie cure. Lui si occupa già del palazzo a Venezia.
A: E’ molto lontana da qui la tenuta?
An: No… anzi è più vicina a Torino di Rivombrosa. Ma io non vivo lì quasi mai. Sono cresciuto dai Carignano. Il padre di Luisa era molto amico di mio padre e ha ritenuto giusto occuparsi di me dopo l’assassinio.
A: Andrea ma perché…
An: Perché li ha uccisi? – Agnese annuisce – Loya era un pretendente di mia sorella. Maria Cristina aveva 17 anni ed era già promessa ma lui aveva insistito con mio padre perché si dichiarava follemente innamorato e lui stava per cedere ma Maria Cristina gli chiese di sposarsi con l’altro, il duca Michelangelo De Bernardi, il secondogenito del duca Oreste De Bernardi. Così Loya fu respinto ma non accettò mai la decisione di mio padre e decise di tenderci un agguato insieme ad altri due suoi compari. Io mi salvai, come ti ho detto, grazie a mio padre. Lui fu ucciso perché colpevole di averlo formalmente respinto, Maria Cristina per non averlo amato e per non averlo voluto e mia madre solo per essere stata confidente di sua figlia. Adesso siamo ancora nemici… ma stavolta combatto per il popolo, non per me stesso.
A: Anch’io voglio combattere!
Andrea ride e vede Agnese imbronciarsi – Come sarebbe vuoi combattere?
A: Hai capito! Voglio fare qualcosa per la mia gente.
An: E vorresti combattere come un uomo?
A: Mia madre lo faceva!!
An: Dai, Agnese…
A: Mi insegni, ti prego?
An: Vedremo… dipende da Martino.
A: Ma lui mi dirà di no e poi mio fratello è talmente ansioso… temerà che io… Dobbiamo tornare a Rivombrosa!!
An: Stai tranquilla!! Sono sicuro che non si sarà preoccupato più di tanto.
A: E come fai ad esserne così sicuro?
An: Perché avrà capito che sei con me.
A: Vorrei rimanere qui per sempre… in questo capanno il tempo sembra fermarsi e si possono ritrovare le persone perdute…
An: Io non so che valore abbia per te questo posto. Ma il solo averti trovato qui rende anche per me speciale questo luogo.

Agnese e Andrea cavalcano insieme verso Rivombrosa. Sono meritatamente felici. Ogni tanto giocano a rincorrersi… Sta per scendere il tramonto e tutto è terribilmente romantico.
Finalmente scorgono Rivombrosa e si guardano complici come consapevoli di un nuovo inizio. Insieme.

A Rivombrosa, intanto, sono arrivati Paolo e Luisa. Emilia e la giovane principessa parlano di come organizzare la festa di fidanzamento tra quest’ultima e il marchese Maffei, che osserva, insieme a Martino, le due donne, sinceramente divertito da quel mondo tutto loro.
L: Secondo te è meglio fare un ballo in maschera dunque?
E: Sono sicura che se non lancerai l’idea tu, lo farà la baronessa Garofani… e poi scusa sarà molto più intrigante!!
L: Hai ragione…
E: Dovremmo sentire anche Agnese a questo proposito.
L: Già, ma Agnese dov’è?
Il nitrire e i passi di due cavalli attirano Martino alla finestra. Paolo ben interpretando lo sguardo dell’amico esclama – Mi sa che la nostra amazzone è appena giunta col suo cavaliere.
Non si sbaglia. Infatti poco dopo i due entrano sotto braccio.
Agnese, vedendo Luisa, le va incontro e l’abbraccia.
M: Ma Agnese dove sei stata?
Agnese ammutolisce e poi con grande dolcezza sussurra – In un posto dove può succedere di tutto.
Emilia la distrae coinvolgendola nei preparativi della festa di fidanzamento tra Luisa e Paolo.
Martino, frattanto, è andato ad abbracciare Andrea, seguito da Paolo.
M: Noi andiamo nel mio studio. Ci vediamo tra un po’ a cena.

Entrati nello studio di Martino, Andrea e Paolo si accomodano sulle due poltrone mentre il Conte passeggia avanti e indietro per la stanza.
An: Martino, so che io e te…
M: Non ti preoccupare, Andrea… anche se fossi contrario alla tua relazione con mia sorella sarebbe inutile. È una Ristori e per quel lato del carattere è tutta mio padre. Testarda come un mulo. Quindi niente e nessuno riuscirebbe a impedirglielo. Oddio… non è che io sia entusiasta ma meglio te, che ho la fortuna di conoscere bene, piuttosto che uno straniero o chissà chi…
An: Fa sempre piacere sentirsi dire queste cose!!
P: Martino ma tua moglie?
M: Come non sai? È la notizia più bisbigliata: Vittoria Ristori, l’amante di Enrique Loya, il peggior nemico del marito.
An: Tu come stai?
M: Mi sono reso conto di aver sbagliato tanto nella mia vita. Oggi è stata una giornata illuminante. Ho capito chi ho sempre amato e desiderato, quali siano le mie priorità… ho capito che è troppo tardi per tornare indietro.
P: Ma tu ami un’altra?
Martino annuisce malinconico.
An: E prima di sposare Vittoria non lo sapevi?
M: E’ una donna che ho amato in passato, senza che nessuno, al di fuori di me stesso, sapesse. Poi comunque lei è sposata e non mi considera neppure. Anche se…
P: Anche se…
M: Nulla!
An: Martino! Se non ti confidi coi tuoi amici, con chi lo fai con Agnese? O con Emilia?
M: Agnese sarebbe fuori di sé dalla gioia, Emilia è l’unica che non deve sapere! – Martino picchietta nervosamente le mani sulla scrivania e guarda Paolo e Andrea.
P: Ho capito!
An: Che cosa?
P: Ho capito la situazione di Martino – si alza e va verso di lui – Mio caro, tu sei innamorato!
M: No, un’infatuazione – lo sguardo indagatore e insistente di Paolo lo fa cedere – Può darsi, forse… si.
P: Come sospettavo… vuoi che ti dica anche il nome della bella dama misteriosa?
M: Non credo. So che hai capito.
An: Io veramente non avrei capito…
M: Sono innamorato di mia cugina, Andrea. Amo la marchesa Emilia Radicati di Magliano, accanto alla quale sono cresciuta.
Se solo Martino avesse saputo che il tenente Corsini stava ascoltando forse si sarebbe astenuto da fare quella chiara confessione.

Aldo bussa ed entra nella stanza.
M: Tenente…
AC: Conte, Marchese Maffei, Marchese Casalegno. Sono venuto a portare questa missiva del Capitano Loya. Sono qui di passaggio.
M: Bene… - Martino prende la lettera, portagli da Corsini – Ora potete andare.
AC: Arrivederci – si inchina ed esce correndo dalla stanza.
Cavalcando verso il Quartier Generale, riflette su quello che ha sentito.
Aldo è un bravo giovane, desideroso dell’ammirazione di Loya. Farebbe qualsiasi cosa pur di essere messo in buona luce ai suoi occhi.
Così non appena giunto al Quartier Generale, decide di andare da Loya.
C.L: Cosa vuoi Corsini?
AC: Capitano… ho consegnato la missiva al conte Ristori.
C.L: Beh ti ci avevo mandato apposta!
AC: Ma ho sentito qualcosa che potrebbe interessarvi…
C.L: Ah si? E cosa?
AC: Il conte Ristori ha ammesso di essere innamorato di una donna.
C.L: Vorrà riprendersi sua moglie… peccato che la marchesa Granieri non abbia alcuna intenzione di cedere al marito alle sue condizioni e…
AC: Ma non è della marchesa Granieri che parlo…
Enrique pare adesso molto interessato – E di chi, tenente?
AC: Della Marchesa Emilia Radicati, la cugina del conte…
Una luce assassina si accende negli occhi del capitano illuminato da una pericolosa idea.

La lettera che Loya ha fatto recapitare a Martino è un invito alla festa che ci sarebbe stata la settimana dopo al Quartier Generale Francese e gli impone di andare accompagnato da tutta la famiglia.
Alla comunicazione nessuno è entusiasta ma, capendo che Martino è quello che meno vorrebbe partecipare a quella festa, alla fine si rassegnano.

È notte inoltrata. Agnese non riesce ad addormentarsi, mentre Andrea dorme serenamente accanto a lei. La finestra è socchiusa, ma un soffio di vento più forte la fa spalancare totalmente. Agnese si alza e indossa la vestaglia rosa di seta. Poi si avvicina alla finestra e guarda fuori. Il cielo è pieno di stelle, ma una, più di tutte, ha ai suoi occhi un bagliore particolare. Non ha bisogno di interrogarsi su quale stella sia. Conosce già la risposta. Appoggia la testa contro il muro e continua a guardare fuori, ricordando quando sua madre aveva paura di guardare le stelle… paura che l’aveva accompagnata fino alla fine. Spesso la sera le capitava di affacciarsi alla finestra e di guardare quelle stelle sperando che suo padre, ovunque lui fosse, potesse vederla. Dopo la morte di sua madre aveva continuato a fare la stessa cosa, cercando di intravedere, tra le stelle, il suo viso… per non dimenticarla, per non sentirsi sola. Tira un respiro profondo e sorride chiudendo gli occhi. Dopo un po’ torna a letto e, finalmente, con la testa poggiata sulla spalla dell’uomo che ama si addormenta.

Tre giorni dopo…
Quartier Generale Francese
Lucrezia sta ricamando e intanto pensa alla sua vendetta quando un soldato le annuncia la venuta del Principe Cristiano Caracciolo di Montesanto.
L’espressione del suo viso da pensierosa diventa raggiante: finalmente tutto procede come vuole.
C: Lucrezia – l’uomo appena entrato è alto, coi capelli brizzolati, gli occhi neri ma privi di alcuna emozione.
L: Principe… Cristiano… come le ho già scritto nella lettera, vorrei che i nostri dissidi passati fossero messi da parte. Noi due ora dobbiamo essere uniti per l’attuazione di ciò che entrambi abbiamo desiderato. I Ristori la pagheranno cara, per tutto ciò di cui ci hanno privato.
C: Già… ricordo ancora quando vent’anni fa venni in questa terra per la prima volta. Salvai la vita alla Contessa Elisa Ristori che diceva di amarmi... arrivati a Rivombrosa, non mi degnò di uno sguardo e fuggì sulla tomba del marito, Fabrizio Ristori. Tornò diversa… ricordo ancora quel giorno…


Vent’anni prima
Elisa giunge a Rivombrosa in sella a Fedro. La visita alla tomba dell’amatissimo e indimenticato marito le ha aperto gli occhi su come affrontare nuovamente la vita, su come vuole continuare a vivere: lei non vuole essere la Principessa di Montesanto… lei è e sarà per sempre Elisa Ristori. Non esiste barone, marchese o principe al mondo capace di farsi sposare nuovamente. Lei sarà la contessa Ristori. Fino alla fine.
Sale le scale dell’amata dimora e entra nella biblioteca dove Anna, Antonio e la piccola Agnese stanno ricevendo Cristiano.
E: Cristiano per piacere posso parlarti?
Tutti la guardano incuriositi. Il principe annuisce e si inchina ad Anna.
Elisa si fa seguire in una saletta lì vicino.
C: Elisa, va tutto bene? Mi sembri strana…
Elisa guarda fuori la finestra, lo sguardo perso nei giardini di Rivombrosa, dove sbocciò il suo primo, unico, grande amore.
E: Cristiano io sono desolata ma credo che la tua presenza a Rivombrosa non sia più… - deglutisce – opportuna.
C: Elisa io non capisco… presto ci sposeremo. A Napoli ti adorano tutti e ti aspettano. Andremo via insieme… perché parli così se presto sarai mia moglie?
Elisa scuote la testa.
E: Io appartengo a questo posto, Cristiano. Il mio posto è qui. Non posso abbandonarlo.
C: Beh allora potremmo sposarci e vivere in questa casa!
E: No, Cristiano. Io rimarrò sempre la Contessa Ristori e non c’è altro luogo in cui io possa vivere se non Rivombrosa. Mia figlia ha il diritto di stare qui, a Rivombrosa, ed è l’unico posto dove suo padre continua a vivere. Io non voglio privarla del più piccolo ricordo. Voglio che lei sappia ogni cosa di questo luogo. Voglio che sappia che su quella scalinata – e indica le scale che si vedono dalla finestra – suo padre mi dichiarò i suoi sentimenti. Voglio che sappia che nella biblioteca ci siamo incontrati per la prima volta. Voglio che sappia che nel salone da ballo per la prima volta danzammo insieme e capimmo di amarci. Voglio che questa casa non sia un mistero per lei, così come la vita di suo padre.
C: Ma Agnese potrà conoscere bene questa casa anche se noi ci sposassimo…
E: Non è solo per Agnese che ti allontano… c’è Anna, c’è Antonio, c’è mia sorella, c’è Martino… c’è la gente di Rivombrosa! Non posso lasciare tutto ciò e non posso condividerlo con te. Un solo uomo avrebbe potuto starmi accanto in questo posto. Ma quell’uomo ormai non c’è più.
C: E tu vuoi continuare a vivere nel ricordo di…
E: Nel ricordo dell’unico uomo cui sia mai appartenuto interamente il mio cuore. Addio Cristiano. Grazie per ciò che hai fatto per me, per la mia famiglia, per Rivombrosa. Grazie per riavermi dato fiducia. Avrai per sempre la mia gratitudine ma, da oggi in poi, nulla più…



Luisa, Emilia, Paolo e Martino stanno chiacchierando in gazebo quando sentono la sonora risata di Agnese, che si sta dirigendo, seguita da Andrea, verso di loro. Andrea ha il viso un po’ imbronciato e contrariato.
A: Ma cosa ti costa ammetterlo?
An: Mai!
M: Si può sapere cosa succede!!
An: Niente!!
A: Andrea non ammette di aver perso contro di me!
Andrea scuote divertito la testa – Non hai vinto!
A: Si, invece.
E: Vinto cosa? Dove?
An: Stavamo facendo una gara a cavallo e la contessa si ostina a dire che ha vinto benché i nostri cavalli siano arrivati contemporaneamente!
A: Tu non accetti di perdere contro una donna. Contro di me.
An: No!
P: Ehi… i vostri battibecchi da innamorati li fate dopo… - Andrea la guarda stralunato, Agnese sorridente.
A: Di cosa parlavate?
M: Del ricevimento di questa sera al Quartier Generale.
An: Su… non fate quelle facce da funerale tutto andrà bene.
E: Io mi sento inquieta… ho una strana sensazione.
L: Finché ci sarò io con voi non faranno nulla… o almeno nulla di illecito. Non sono così sciocchi da commettere un reato sotto il naso della nipote del re.
A: Bene – Agnese si alza – Emilia, Luisa, mi accompagnate a fare una passeggiata?
L: Io e Paolo dobbiamo tornare a Palazzo. Ci vedremo stasera dai francesi.
E: Arrivederci allora. A stasera.
Agnese ed Emilia salutano gli amici e poi passeggiano per i giardini di Rivombrosa. Bianca, guardando da lontano, ha per un istante l’impressione di rivedere Anna ed Elisa, passeggiare con lo stesso affiatamento, per quei vialetti.
E: Allora, finalmente ti ricordi di me? – Emilia sorride con fare scherzoso alla cugina.
A: Scusa se ti ho trascurata ma – Agnese ride – sono così felice. Oh, Emilia, tu sai come mi sento vero? Tutto mi sembra più bello e nulla impossibile.
E: Si, so come ti senti. E non preoccuparti. Ci siamo resi conto, io e Martino, che non vale la pena ostacolare la tua felicità.
A: Martino, mi sa che un po’ meno di te! Non è entusiasta di me e Andrea.
E: Agnese, sei sua sorella… è normale che sia protettivo nei tuoi confronti.
A: Si, certo… mi dispiace per voi due, però. Insomma, per i vostri matrimoni. È un peccato sia andata così.
E: Già, ma è meglio così Agnese. Così io potrò stare sempre con te e tenerti sempre sotto controllo.
A: Ah, cuginetta! Non hai ancora capito che nessuno può controllarmi?
E: Ormai ho perso le speranze ma, se ti conosco abbastanza, so di avere un minimo di influenza su di te.
Agnese abbraccia la cugina e poi le dice – La vuoi sapere una cosa sciocchissima che mi è tornata in mente adesso?
E: Sentiamo…
A: Ho sempre creduto, da piccola, che tu e Martino avreste finito per innamorarvi o sposarvi! Non so… vi guardavate in un modo da ragazzi. Quando tu tornavi per l’estate da Parigi, Martino era felicissimo, era un altro e, sia a lui, sia a te, brillavano gli occhi. E io ero convinta che voi… ma erano solo delle sensazioni no?
Emilia arrossisce violentemente – Ecco, Agnese. Per quel che mi riguarda… anch’io ho sperato che un giorno potesse esserci qualcosa. Ma mi sbagliavo.
Gli occhi sono velati e la voce tremante.
A: Oddio, Emilia, ma tu… - Emilia annuisce senza aspettare che Agnese finisca la domanda.
E: Non dirglielo, Agnese. Lui non ricambia. Non posso fargliene una colpa. Passerà, prima o poi.



È ormai giunta la sera. Al Quartier Generale Vittoria fa il suo ingresso trionfale al braccio di Loya che ha invitato tutta la nobiltà piemontese. Agnese, splendida nel suo vestito verde, non lascia un attimo il braccio di Andrea. Emilia è sempre accanto al cugino, dimostrandogli il suo affetto più sincero. Luisa è trattenuta, insieme a Paolo, da importanti esponenti della nobiltà sabauda.
An: Contessa Ristori, può concedermi questo ballo? Vorrei farmi perdonare per non aver riconosciuto le vostre qualità di amazzone – Andrea canzona un po’ Agnese, che però gli risponde per le rime.
A: Oh, marchese, sarò ben lieta di accettare le vostre scuse ballando con voi.
Si sorridono e si guardano negli occhi, come solo due innamorati sanno fare. Ballando attirano non pochi sguardi, incantanti dall’armonia dei loro movimenti. I più anziani riconoscono in Agnese la classe dei Ristori e, soprattutto, la fierezza dell’indimenticato padre. Tutti hanno notato la somiglianza tra Agnese ed Elisa, anche l’ospite di Madame Loya, che tenta di passare inosservata tra i presenti. Il principe Caracciolo osserva incantato Agnese.
Le danze cessano. Agnese sorride di nuovo ad Andrea che le stringe forte la mano. Tuttavia la giovane nobile si sente fissare insistentemente. Così volta il capo e incrocia lo sguardo di Cristiano e sente riaffiorare antichi ricordi.

Andrea e Agnese ritornano da Martino e dagli altri. Agnese si sente turbata dallo sguardo insistente di quell’uomo e non appena Andrea si intrattiene a parlare con dei nobili, Agnese si avvicina al fratello e dice: - Martino, conosci quell’uomo?
Martino segue lo sguardo della sorellina e poi esclama: - No, mai visto prima.
In quel momento Vittoria passa accanto a loro e li osserva sprezzante. Il marito stringe forte la mano della sorella e distoglie lo sguardo, attirato da un’inconfondibile risata.
Emilia sorride a un giovane duca, sembra presa dalla conversazione più che mai, isolata da tutto e tutti. Tale vista gli procura una fitta alla pancia. Fortissima. E allora lui stringe ancora più forte la mano della sorella.
A: Ahi. Martino, mi fai male!
M: Scusa ma…
A: Ti prego scopri chi sia o quanto meno portami lontano da lui. Ho paura di quell’uomo.
M: Va bene, piccolina. Agnese, non allontanarti mai da nessuno di noi. Non sono tranquillo. Quell’uomo è nulla in confronto a…
A: Alla marchesa Van Necker?
M: Già… quindi stai sempre con qualcuno!
Agnese annuisce: - Non preoccuparti così per me. Capisco che teniate a me ma so badare a me stessa.
M: Scusami Agnese… ehm… io… devo dire una cosa al duca di… devo andare.
Andrea, vedendo sola Agnese, gli si avvicina e le prende la mano.
An: Perché non andiamo un po’ fuori?
A: Si… qui mi sento soffocare.
Stanno per uscire dalla sala per dirigersi nel giardino sul retro quando Vittoria li ferma.
V: Agnese, marchese Casalegno… vorrei presentarvi una persona… un ospite del capitano Loya e sua madre.
Andrea guarda preoccupato Agnese. È nervosa, scocciata, turbata. Teme possa esplodere da un momento all’altro.
Vittoria, allontanatasi per chiamare l’ospite, si ripresenta con l’uomo che insistentemente fissava, prima, Agnese.
V: Dunque, contessa Ristori, marchese Casalegno… vi presento il Principe Cristiano Caracciolo di Montesanto… direttamente dal regno borbonico…
C: E’ un vero piacere fare la vostra conoscenza… sapete, contessa Ristori, ho conosciuto vostra madre diversi anni fa.
Agnese è spiazzata da quella rivelazione ma al contempo incuriosita.
A: Ah si? Sinceramente non capisco come possiate averla incontrata…
Cristiano si dirige verso il balcone, Agnese curiosa lo segue insieme ad Andrea, mentre Vittoria torna tra gli invitati.
C: Vostra madre era veramente innamorata di me. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per me. Pure antepormi a vostro padre e a voi… almeno, fin quando non siamo tornati in questa terra di campagnoli e lei ha capito che l’unico grande amore della sua vita era vostro padre. Abbandonato per un morto… nella mia vita di offese ne ho ricevute ma questa… è stata la più assurda.
Gli occhi rabbiosi guardano ormai fisso Agnese. Andrea vorrebbe fare qualcosa ma si sente impotente…
A: Voi mentite… mia madre non ha mai amato nessun altro all’infuori di mio padre… non con la stessa intensità… non avrebbe mai anteposto niente e nessuno a lui…
C: Ne siete certa? Eppure vi posso giurare che vostra madre mi amò intensamente… sarebbe divenuta la Principessa di Montesanto se non fosse stato per voi… i Ristori… voi eravate molto più meritevoli del suo amore di me… non dirò che era un’arrampicatrice sociale… ma un’approfittatrice si! Avrebbe potuto pensarci prima di illudermi...
A: Mia madre non avrebbe mai sposato nessun altro dopo mio padre… Vi siete inventato tutto!!
Agnese è sconvolta… intanto un tuono squarcia il cielo.
C: Contessa, è così… rassegnatevi! Vostra madre non è quella vedova fedele che vi descrivono…
A: Siete un bugiardo… per riscattarvi del rifiuto di mia madre dite ciò… siete un uomo viscido!
An: Adesso basta, principe! Non vi permetto di offendere la famiglia Ristori a questo mondo!
C: Offendere? Io sto solo dicendo la verità… ossia che la bella e virtuosa Elisa ha avuto nei miei confronti un atteggiamento da s…
A: BASTA!! Andate all’Inferno!
Agnese corre via sotto la pioggia che oramai picchia forte. Sgancia un cavallo dalla carrozza e vi monta su correndo più veloce che può verso Rivombrosa.
Andrea ha provato a seguirla ma è stato tutto inutile la persa di vista dopo un po’.
Così rientra nella sala e chiama Martino, Emilia e gli amici. Bisogna tornare a Rivombrosa!
 
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