Rivombrosa - vent'anni dopo, la storia secondo me...

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Stellina_18
view post Posted on 25/5/2007, 20:05 by: Stellina_18




Rivombrosa 3

Vent'anni dopo.
Giugno 1797. Sono passati vent'anni e molte cose sono cambiate a Rivombrosa e in Europa. L'armata di Napoleone ha invaso l'Italia e il Piemonte con la sua promessa di libertà, uguaglianza e fraternità. Ma come spesso accade, l'occupazione militare porta anche povertà, insicurezza e oppressione. A Rivombrosa e nei villaggi circostanti, è nata una leggenda, un gruppo di fuorilegge mascherati si ribella al potere Francese. I nobili e i contadini bisbigliano il nome del loro capo nella paura. Nonostante l'estate ricopre Rivombrosa con le sue sfumature dorate, l'umore non potrebbe essere più nero. E in questo chiaroscuro prende avvio la nostra storia...
Una carrozza viaggia lungo la strada che porta dalle montagne francesi a Rivombrosa. Sulla carrozza viaggia una bellissima giovane ragazza che guarda con meraviglia ai luoghi dove è cresciuta. Lei è Agnese Ristori, l'unica figlia di Elisa e Fabrizio. Ora è una stupenda ragazza di 23 anni con tutto il fascino e l'avvenenza di sua madre Elisa. Agnese non si cura del libro che tiene tra le mani e continua a osservare il paesaggio fuori dalla finestra della carrozza. Lei chiede al cocchiere quanto tempo durerà ancora il viaggio. In un paio d'ore essi saranno tornati a casa: Agnese è impaziente di riabbracciare i suoi vecchi amici e la sua famiglia a Rivombrosa, soprattutto Martino, il suo caro fratello, che sta per sposarsi tra pochi giorni.
Mentre Agnese felice pensa al futuro, la carrozza scompare nell'oscurità e i fuorilegge infestano le foreste. Quando la nostra eroina troverà l'amore della sua vita? Lei ancora non sa che il momento giusto è proprio lì dietro l'angolo...
E’ sola in carrozza, persa tra i suoi pensieri. Ripensa a sua madre, Elisa, e al giorno in cui conobbe ogni dettaglio della storia d’amore tra i suoi genitori.
Era una domenica pomeriggio, fuori il tempo era incerto. Elisa era seduta sul divano e stava leggendo. Lei, Agnese, aveva 13 anni e stava cercando un libro che la incuriosisse nella biblioteca per farselo leggere da sua madre. Era grande ma le piaceva ascoltare la voce di sua madre, la faceva sentire protetta. In piedi sulla scala notò un libro di tragedie, l’autore era Racine. Lo prese e raggiunse la madre sedendosi accanto a lei.
A: Madre, ho trovato questo libro… me lo leggete per un po’?
Elisa impallidì alla vista del romanzo, gli occhi le si velarono di lacrime, trattenute a stento…
E: Agnese, dove hai trovato questo libro?
A: Era lì – Agnese indicò innocentemente lo scaffale in cui aveva trovato il libro – Cosa c’è madre? Non vi sentite bene! – Agnese strinse la mano della madre nella sua.
E: Io ti ho sempre ritenuta troppo piccola per sapere e non mi sono resa conto che è giunto il momento, Agnese…
A: Io non capisco il momento per cosa…
E: Poco più di un anno prima della tua nascita, io lavoravo qui come dama di compagnia per la contessa Agnese Ristori, tua nonna – l’espressione triste sul volto di Elisa lasciò spazio alla nostalgia e alla malinconia che non l’aveva mai abbandonata dopo la morte dell’amatissimo marito – Lei non stava bene e il suo desiderio più grande era quello di rivedere suo figlio Fabrizio, che si era arruolato dieci anni prima nell’esercito francese. All’insaputa di tutti gli scrissi una lettera in cui lo informavo delle condizioni della Contessa. Un giorno, quando meno me lo aspettavo, arrivò a Rivombrosa. Io ero qui, Agnese, seduta su questo stesso divano che leggevo un libro. Lui entrò e io, non so perché, chiusi il libro e arretrai. Aveva gli occhi azzurri, ci guardammo per alcuni istanti ma che avrei voluto non finissero mai. Da allora cominciò a corteggiarmi e io non gli dissi che ero una popolana. Mi invitò a ballare davanti a tutti i nobili e poi scoprì che ero una serva, qualche giorno dopo. Fui io a rivelarglielo… non la prese bene.
A: Davvero? Perchè?
E: Perché? Perché tuo padre era l’uomo più orgoglioso che ci fosse su questa terra credeva che lo prendessi in giro e invece non era così… in quel periodo era arrogante e presuntuoso. Aveva una doppia personalità… una volta si divertì a rincorrermi mentre ero a cavallo e stava venendo a piovere. Fedro, il mio cavallo, si spaventò per colpa di un tuono ed io caddi da cavallo. Fabrizio mi soccorse e mi fece salire sul suo cavallo dicendomi che conosceva un posto per ripararci dalla pioggia. Mi portò in un capanno e ti giuro, Agnese, che non avrei mai voluto più uscire da lì. Li ci siamo baciati ma io poi ebbi paura, credei che si stesse approfittando di me e scappai via. Non sai quanto litigammo dopo, era uno scontro continuo e non si placò nemmeno quando la contessa Agnese venne a mancare. Io decisi di lasciare Rivombrosa e di tornare da mia madre e da mia sorella ma il migliore amico di tuo padre, il conte Giulio Drago, mi aggredì e io misi a rischio la sua vita per difendermi. Fabrizio riuscì a farmi liberare e io tornai a Rivombrosa, dove mi nominarono istitutrice di tua cugina Emilia.
A: E siete andati d’accordo dopo? Insomma, mio padre vi aveva salvato, vi amava dunque…
E: Beh, si… ma anche io lo amavo tantissimo, Agnese. Lui mi regalò un vestito, un vestito rosso… simile a quello che avevo la prima volta che ballammo insieme…
A: Ricordo una bambola con un vestito rosso… la persi nel viaggio per Napoli.
E: Si, era un suo regalo… gli brillavano gli occhi quando me ne parlò.
A: Ma dopo che lui ti regalò il vestito rosso cosa successe?
E: Il giorno della festa di San Giovanni lui mi invitò a ballare, anche se il giorno dopo mi propose di sposare Angelo.
A: Perché?
E: Perché servi e nobili non si potevano sposare…
Agnese assunse un’espressione decisamente contrariata.
E: Io mi arrabbiai e andai via dalla stanza, ma lui mi rincorse e mi disse che mi amava davanti a tutti. Non fu un gesto dettato dal romanticismo, ma dalla paura di perdermi, credo. Io accettai di sposare Angelo per ripicca ma arrivata all’altare pensai a tutti i momenti passati con tuo padre. Non ce la feci a mentire di fronte a Dio. Provai a chiarirmi con Angelo che partì. Celeste, di cui ero diventata amica, mi venne a trovare e mi disse che Fabrizio, che sapevo in viaggio, era stato ferito. In quel momento mi crollò il mondo addosso. Non potevo, non volevo vivere senza di lui. Non potevo lasciarlo andare senza dirgli quanto lo avevo amato. Gli sono stata vicina in ogni istante e in un momento di delirio lui mi confidò di nascondere dei documenti nascosti nella sua sacca. Riguardavano il re, parlavano di una congiura. Li rilegai nella copertina di questo libro, il preferito di tua nonna.
Agnese sorrise dolcemente e continuò ad ascoltare il racconto di sua madre Elisa.
E: Ben presto lui riuscì a stare meglio. Anche se spesso tra noi c’erano ancora conflitti. Fu in seguito che capì che se lo avessi lasciato partire nuovamente per la Francia me ne sarei pentita per sempre. Così riuscii a fermarlo e da quel giorno non ho più avuto paura di amare. Agnese, non averne mai neanche tu, capito? Perché amare significa vivere. E tuo padre è stato questo per me, è stato la mia vita… abbiamo provato a sposarci due volte prima di riuscirci seriamente. La seconda volta io aspettavo un figlio, per colpa di una donna, la marchesa Van Necker, e dei suoi sicari caddi dalle scale e persi quel bambino. Mi dissero che non avrei mai più potuto averne e pensai di allontanarmi da Fabrizio, ma lui, ancora una volta, mi aiutò a superare quello che credevo un problema solo mio… poi fu arrestato per colpa di Lucrezia, rischiava di morire sulla forca… ma anche quella volta riuscì a dimostrare la sua innocenza e consegnai al re i documenti sulla congiura. Lui mi nominò contessa e io fui felice di annunciare a tuo padre che ero incinta.
A: Madre, non credevo che voi e mio padre aveste passato tutto questo…
E: Certe volte non ci credevo nemmeno io…
A: Ma se non è morto sulla forca, mio padre com’è morto?
E: Eravamo già sposati, eravamo felici, avevamo qualche problema economico ma eravamo felici… la mattina di Natale del 1773 tuo padre uscì per andare a sistemare dei balordi… pioveva e – Elisa dovette fare una pausa, le lacrime le sgorgavano giù dagli occhi verdi – pioveva e lui non tornava. Sentii Hermes, il suo cavallo, nitrire e scesi giù. Arrivata in cima alle scale lo vidi steso a terra, con una ferita nel petto. Corsi verso di lui e cominciai a urlare, lo strinsi a me più forte che potevo. Le sue ultime parole sono state per me… mi disse che non voleva lasciarmi… ma era troppo tardi… Se non fosse stato per te e Martino io mi sarei tolta la vita, Agnese, perché quello sarebbe stato l’unico modo per riunirci.
A: E Cristiano? Lo ricordo vagamente… è un nome che ancora oggi mi ricorda qualcuno che non riesco a capire chi sia stato nella nostra vita…
E: Cristiano… ci ha aiutato tanto e l’ho amato a Napoli, pensavo di poter rifarmi una vita con lui, qui a Rivombrosa… ma mi sbagliavo. Non sopportavo l’idea di vederlo seduto sulla poltrona di tuo padre né di vederlo accanto a me. Lui mi aveva salvata dal rapimento di Victor Benac e io dopo ero tornata a casa e avevo sentito più forte che mai il bisogno di andare da tuo padre. Lì capii che nessun altro uomo sarebbe potuto stare accanto a me a Rivombrosa. E io non potevo lasciare questa terra, non potevo lasciare l’unico luogo in cui tuo padre in un modo o nell’altro continua a vivere ancora oggi….

Agnese aveva questo ricordo della storia d’amore tra i suoi genitori. Sua madre era morta quando lei era quindicenne. Aveva contratto la tubercolosi e, purtroppo, non erano riusciti a salvarla. Le ultime parole che le disse furono un incoraggiamento ad amare, a non lasciarsi vincere dai pregiudizi, dall’orgoglio e dalle avversità.
Ad Agnese cade una lacrima ripensando a quel momento e ancora una volta si chiede se sia destinata anche lei ad innamorarsi. Molti scrittori avevano detto che l’amore era dietro l’angolo. Proprio mentre riflette la carrozza si ferma in una curva…

Agnese, spaventata, chiede spiegazioni al cocchiere, il quale risponde che c’è un’altra carrozza ferma lì e non riescono a passare. Agnese scende, dunque, dalla carrozza per vedere chi ci sia nell’altra vettura. Per un istante incrocia lo sguardo di un bell’uomo dagli occhi azzurri. Il mondo sembra fermarsi. L’uomo è certamente un nobile. Agnese lo vede dall’abbigliamento. Entrambi distolgono lo sguardo e il nobiluomo assume un’espressione alquanto irritata ma allo stesso tempo incuriosita.
An: Credo che per le signorine come voi sia meglio non fare le passeggiate di questi tempi, madamoiselle. Inoltre ho un importantissimo appuntamento e la vostra carrozza rischia di farmi arrivare in ritardo…
Agnese si irrita per quel modo così, azzarda, presuntuoso di parlare e così ribatte: “Innanzitutto non sto facendo una passeggiata, ma sto tornando da Parigi, caro il mio gentiluomo. In secondo luogo sono la contessa Agnese Ristori di Rivombrosa e non ho alcuna intenzione di ascoltare ancora le vostre irritanti e presuntuose parole!”
An: Ah, siete una Ristori… ora si spiega!
A: Cosa si spiega?
An: Ho sentito che vostra madre aveva un bel caratterino…
A: Non la dovete nemmeno nominare mia madre, visto che non la conoscevate..
An: Se le cose stanno così, mi presento. Sono il marchese Andrea Casalegno e adesso vi faccio passare, CONTESSA…
Agnese sale indispettita sulla carrozza… Chi è quell’uomo per parlarle così?
Riprende il viaggio verso casa e si perde nuovamente tra le pagine del libro.

Palazzo Granieri
Vittoria e Costanza sono nella loro camera da letto. Vittoria è davanti allo specchio ad ammirarsi. Costanza la guarda dal letto.
Vittoria è sicuramente la più bella tra loro. I capelli corvini e gli occhi di ghiaccio, snella e con una fierezza nel portamento che non si riscontrava in Costanza.
I capelli biondo paglia, gli occhi nocciola e il naso leggermente pronunciato, al contrario di quello di Vittoria che è all’insù, sono le caratteristiche principali nell’aspetto di Costanza. La cosa che accomuna le due sorelle è la carnagione chiarissima. Vittoria appare luminosa, Costanza sciupata. Vittoria continua a guardarsi allo specchio e si prova una collana con un brillante, il gioiello che avrebbe indossato per le nozze.
V: Come sto?
C: Stai bene e lo sai… Come ti invidio… Martino è davvero un bell’uomo…
V: Già, oltretutto è ricco e poi mi ama.
C: E tu lo ami?
V: Beh è un uomo bello e ricco… come potrei non amarlo?
C: Non mi sembri convinta!
V: Costanza è la mia vita, chiaro? Tra qualche giorno io sarò la moglie di Martino, la nuova contessa Ristori…

La carrozza in cui viaggia Agnese è ormai prossima a Rivombrosa. La ragazza riconosce il paesaggio circostante e si abbandona ai ricordi di adolescente quando insieme a sua madre e a suo fratello durante l’estate cavalcavano per i boschi. Sente una nuova fitta di nostalgia e capisce che prima di andare a casa deve fare un’altra tappa.

Agnese arriva alla grande quercia, alle tombe marmoree di Elisa e Fabrizio. Lei e Martino li avevano fatti seppellire l’una accanto all’altro in modo che fossero uniti nella morte come lo erano stati nella vita, ma quella volta sarebbe stato per sempre. Agnese guarda gli epitaffi: FABRIZIO FEDERICO GIOVANNI CLEMENTE RISTORI CONTE DI RIVOMBROSA CHE CONOSCEVA AMORE E CORAGGIO (1738 – 1773) quello del padre e ELISA SCALZI CONTESSA DI RIVOMBROSA MADRE AFFETTUOSA E MOGLIE FEDELE (1748 – 1782). Accarezza dolcemente le due gelide tombe. Poi sorride, nonostante le lacrime che le scendono giù da gli occhi verdi, come quelli di Elisa…
A: Avete visto? Sono tornata… voi due siete le prime persone che ho voluto salutare… Madame Chevalier si è presa cura di me a dovere, avete visto? Quando è venuta a mancare ho continuato a vivere a casa sua… lo ha lasciato scritto nel testamento… - Agnese deglutì – A presto mamma, a presto papà.
Comincia a correre verso la carrozza e l’acconciatura perfetta dei suoi capelli si rovina completamente. Decide di scioglierseli completamente e di sistemarli in una mezza coda con un nastro. Dà un colpo alla carrozza e dice al cocchiere: “A Rivombrosa”.

B: Conte, è arrivata vostra sorella!
M: E’ arrivata Agnese?
B: La sua carrozza ha appena varcato i cancelli, signore…
M: Scendo subito – Martino cerca la sua giacca, vuole apparire perfetto agli occhi di sua sorella. La cara Bianca, intanto, scende giù urlando l’arrivo della contessina. Bianca era la governante di Rivombrosa da quando Amelia era morta. Agnese aveva sette anni, allora. Scelsero Bianca come governante. Lei si era sposata con Titta ma non aveva avuto figli. Invece Angelo, che non era più intendente ma era diventato mezzadro, era convolato a nozze con Celeste e aveva avuto tre figli Filippo, Giulia e Daniele.
Giannina e Titta, insieme a Bianca, sono i più anziani servitori della tenuta, gli altri sono arrivati per sostituire chi andava via.

Agnese scende dalla carrozza. Bianca, Giannina e Titta l’aspettano fuori. Agnese si illumina vedendoli…
A: Bianca!!
B: Contessina – le fa un inchino bizzarro ma Agnese l’abbraccia dolcemente.
A: Giannina, Titta! Che bello rivedervi…
Martino osserva orgoglioso la sorella dalla cima delle scale.
B: Come siete cresciuta, contessa! Somigliate sempre più a vostra madre!
Agnese fece un giro su se stessa per far gonfiare la gonna del vestito azzurro, come faceva da piccola quando voleva mostrare i vestiti nuovi.
M: Vanitosa e disordinata come sempre!
A: Martino!
Agnese guarda il fratello scendere dalle scale e sorriderle. Lui scende, la solleva e l’abbraccia. Agnese chiude gli occhi. Tra lei e Martino c’è sempre stato un affetto “speciale”. Martino le prende le mani e poi le fa fare un altro giro. Poi la guarda con aria soddisfatta.
A: Allora sono cresciuta come volevi tu?
M: Assolutamente si. Hai avuto problemi durante il viaggio?
A: No… a parte un certo marchese Casalegno, di un’arroganza…
M: Cos’è accaduto?
A: Le nostre carrozze si sono incrociate a circa mezzora da Torino e lui con aria arrogante è sceso dalla carrozza e ha cominciato a dire che le signorine non devono andare in giro da sole di questi tempi e poi, quando io mi sono presentata, lui ha detto qualcosa tipo “Siete una Ristori? Adesso si spiega…” e mi ha paragonato alla mamma. Ah… e sembrava anche divertito a vedermi arrabbiata! Gli uomini sono tutti bambini!
M: Grazie…
A: Tu sei mio fratello, è diverso. Sei perfetto!!
M: Come hai detto che si chiamava questo signore?
A: Era il marchese Casalegno, Andrea Casalegno.
Martino assume un’espressione pensierosa e borbotta: “Non è da Andrea…”
A: Come dici?
M: Dicevo che non è da gentiluomini… Titta porta su i bagagli di mia sorella. Mentre noi andiamo a fare una passeggiata.
A: Una passeggiata?
M: In giardino… ti voglio parlare.
A: Andiamo allora.
Martino prese la sorella sottobraccio e cominciarono a passeggiare sotto il sole si giugno.
M: Ecco, tra qualche giorno io mi sposerò e quindi ho dovuto preparare la camera nuziale…
A: Si, lo so… è una cosa normale. Perché me lo dici?
M: Ecco, perché ho deciso di collocare la camera mia e di Vittoria, non nella camera dei nostri genitori, ma nella vecchia stanza di papà.
A: Va bene, anche se non ne capisco il motivo… è piuttosto lontana dalla camera nuziale di mamma e papà…
M: Quella sarà la tua nuova stanza.
Agnese guarda il fratello incredula. “Martino, stai scherzando?”
M: No, sei loro figlia più di me ed è giusto che sia tu ad usufruire di quella stanza.
A: Che sciocchezza – e sbuffa – Come ti saltano in mente certe cose?
M: Va bene, è una sciocchezza ma diciamo che ti voglio viziare. Siamo stati separati a lungo e non ho potuto compiere i miei doveri di fratello maggiore.
A: Beh, allora diciamo che mi lascerò viziare.
Agnese e Martino ridono e continuano a chiacchierare. Poco dopo si avviano dentro il castello. Martino guida la sorella alla sua nuova stanza.
Agnese apre la porta della stanza. E’ magica come la ricordava. Avanza piano piano, guardandosi intorno. Lo sguardo della ragazza cade sul ritratto dei genitori. Martino le si avvicina e le prende le mani. Anche lui fissa i due ritratti. Quello di Fabrizio da giovane e quello di Elisa, poco più che ventiseienne all’epoca del dipinto. Agnese sposta lo sguardo sul letto. C’è un pacco.
A: Che cos’è?
M: Ecco, il giorno prima che morisse papà tolse dalla strada Celeste. La mamma, che era già sua amica, decise di regalarle alcuni suoi vestiti. Quando ha saputo che saresti tornata mi ha mandato questo. Lo ha indossato poche volte. Diceva che era troppo bello per una come lei e che doveva tornare da dove proveniva.
Agnese si avvicina al pacco e lo apre. La visione che le si para dinnanzi le provoca le lacrime. Il vestito che suo padre regalò a sua madre. Martino le poggia le mani sulle spalle, lei lo guarda e lo abbraccia.
A: E’ una sorpresa bellissima..
M: Non è finita – Martino si avvicina allo scrittoio e apre il cassetto. Prende un sacchetto e lo apre.
Agnese si avvicina al fratello che le porge il ciondolo di sua madre. Ormai le lacrime di Agnese non cessano più.
M: Sai, nella nostra famiglia questo ciondolo è sempre passato alle mogli dei figli maschi, ma io voglio che sia tu a tenerlo. Io ho avuto di Elisa e papà ricordi magnifici, ho visto il loro amore, tu eri troppo piccola ed è giusto che possegga il simbolo del loro amore.
Agnese abbraccia il fratello.
A: Grazie. Non potevo aspettarmi un’accoglienza migliore.


Intanto Andrea è arrivato al palazzo della Principessa Luisa di Carignano. Con loro c’è anche il marchese Paolo Ludovico Maffei di Barbero, cugino di suor Margherita e unico erede dei beni della famiglia Maffei. Loro tre sono cresciuti insieme. Luisa è la più grande mentre Andrea e Paolo Ludovico sono coetanei.
Andrea ha raccontato agli amici dell’incontro…
L: Andrea, Andrea. Incorreggibile… ma non lo sai che le fanciulle non si offendono?
P: Piuttosto… speriamo che Martino non se la sia presa troppo. È pur sempre sua sorella… Ma fisicamente com’è?
A: Beh… - Andrea chiude gli occhi e prova a focalizzare l’immagine di Agnese per raccontarne i particolari più belli – E’ bellissima. Ha i capelli dorati, la carnagione chiara e la bocca rosea e carnosa. Ha anche un caratterino.
L: L’hai provocata a quel modo e te ne stupisci anche…
P: Comunque credo di conoscere i pensieri di Martino. Niente più stupidaggini Andrea, chiaro? Questo rischia di mandare a monte i nostri piani.
L: Che un giorno mi spiegherete! Io sono vostra complice e non so nemmeno in cosa… prima o poi mi spiegherete. So solo che riguarda il capitano Loya…
A: Quell’essere perfido la pagherà per quello che sta facendo alle nostre genti.

Agnese trascorre il resto del pomeriggio riscoprendo casa sua mentre Martino compie i suoi doveri di conte. Per cena Bianca fa preparare tutti piatti caratteristici della zona, così da far rievocare nella contessina ricordi passati. Dopo cena Martino e Agnese vanno in biblioteca.
M: Ed Emilia? Come sta?
A: Bene, arriverà domani. Ha deviato per Lione poiché suo marito doveva portare una tela a non so chi… Io non ce la facevo a resistere e ho proseguito sola.
Martino sentendo nominare il marito di Emilia, Fulvio, un pittore, assume un’espressione infastidita.
A: Cosa c’è?
M: Nulla… è che quel Fulvio non è adatto a lei…
A: Ah no?
M: La farà soffrire, lo so.
A: A me sembrano felici… e poi tu lo hai visto esclusivamente per il matrimonio non puoi giudicarlo!
M: Io ho un sesto senso per queste cose e comunque hai detto bene… sembrano. Cambiamo argomento. Ho pensato che adesso che arriveranno anche Vittoria e Costanza…
A: Chi?
M: Ecco, la sorella di Vittoria, Costanza, verrà a stare qui da noi. Userà una camera lontana dalla tua. È una ragazza piacevole, taciturna.
Agnese sbuffa ed esclama: “Come se di tristezza non ce ne fosse abbastanza qui intorno!!!”.
M: Agnese, dai… è una cara ragazza. Comunque… ricordi Giulia, la figlia di Angelo e Celeste… ormai ha diciotto anni e pensavo potrebbe essere la tua dama di compagnia. Lei è una ragazza allegra e sono sicura che legherete subito.
A: Ah, che bello. Una dama di compagnia! Sono convinta che sarò più io a viziarla, comunque grazie Martino. Tu mi vizi troppo. Se non ti dispiace andrei a dormire. Sono stanchissima.
M: Buona notte, sorellina – Martino si alza e bacia la sorella sulla fronte. Lei lo guarda e poi si avvia in camera.

E’ sera tardi. Agnese sta per spegnere la candela. Osserva la stanza e i ritratti dei genitori. Guarda prima la madre e poi si sofferma su quello del padre. L’ha sempre affascinata la figura di suo padre. Capelli castani e occhi azzurri, un azzurro profondo che il pittore aveva ben rappresentato. Non sa perché le torna in mente il marchese Andrea Casalegno. Si sorprende di pensare a lui e allora spegne la candela abbandonandosi alla notte.

Il mattino dopo Agnese si sveglia tardi. Martino l’ha lasciata dormire perché conosceva la stanchezza di un lungo viaggio in carrozza. Si alza e indossa la vestaglia. Scosta le tende e guarda giù. C’è una carrozza. Non è quella di Emilia, ne è sicura. Si veste velocemente, indossando un semplice abito verde chiaro che esalta ancora di più la sua figura. Esce dalla stanza e trova Giannina spolverare. Le chiede dove sia il fratello e la cameriera le risponde che Martino si trova in biblioteca.
La ragazza si reca in biblioteca. Apre la porta senza bussare e vede il fratello e un ufficiale francese parlare.
M: Agnese, entra. Capitano Loya, lei è mia sorella… Agnese Ristori.
C.L: E’ un piacere conoscervi, contessa. Non vi ho mai incontrata prima…
A: Ero a Parigi, capitano. Sono tornata ieri.
Il capitano le rivolge uno sguardo penetrante. A lei dà fastidio. Inspiegabilmente lo compara a quello di Andrea. Agli occhi di Andrea si era sentita trasparente e non così a disagio… più che altro stupita. Mentre il capitano Loya la guardava in un modo irritante, la metteva a disagio. “Il suo sguardo è misterioso, mi fa paura” pensa Agnese. Martino guarda irritato la scena e cambia argomento.
M: Il capitano è venuto qui per informarsi circa le nostre terre e per confermare la sua partecipazione al ricevimento di stasera.
A: Mi fa piacere che ci siate, capitano – Agnese rabbrividisce nel dirlo. Si scusa e va via, sentendo ancora quello sguardo fastidioso su di sé.

A palazzo Granieri Vittoria dà disposizioni circa il ricevimento che si sarebbe tenuto quella sera. Costanza, come al solito, la segue nell’ombra.
Vittoria è una donna determinata, arrivista e poco sentimentalista ma una grande perfezionista. Si muove con disinvoltura. È nata per comandare. I suoi genitori l’hanno sempre viziata. Lei è la bellezza della famiglia e loro hanno puntato tutto sulle sue qualità fisiche. Il futuro di Costanza sembra incerto, i genitori meditano di destinarla al convento se non troverà marito entro i prossimi due anni.

Emilia e suo marito Fulvio sono accolti da Agnese e Martino più allegri che mai. Martino ha destinato loro la stanza di Anna e Antonio. I due sono morti da circa quattro anni. Ebbero un incidente in carrozza, Anna morì sul colpo mentre Antonio, dopo giorni di agonia, si spense tra le braccia di Emilia.
Emilia è radiosa, Martino abbraccia forte la cugina e saluta piuttosto freddamente Fulvio.
F: Non ricordavo così bella la vostra terra.
A: E’ il posto più bello del mondo!
E: Già… manco qui da troppo tempo.
A: Sono arrivata da solo un giorno e ho un sacco di cose da raccontarti.
E: Sono tutta orecchi…
Agnese ed Emilia parlano tutto il pomeriggio. Fanno una passeggiata nei giardini di Rivombrosa ma la sera si preparano alla festa.

Martino non riesce ad abbandonare il suo serissimo comportamento neanche per quella sera. Indossa un abito tabacco che gli dona infinitamente ma gli conferisce anche quell’aria dannatamente seria. Agnese indossa invece un abito beige con fantasie floreali bianche. Emilia veste elegantemente un abito color lavanda che mette in evidenza le forme ereditate da sua madre. Fulvio porta un abito rosso carminio che gli conferisce un’aria piuttosto svampita.
Il quartetto entra nel cortile di palazzo Granieri: sono i primi. Due cameriere e un maggiordomo li scortano alla sala da ballo dove ci sono Vittoria, Costanza e i suoi anziani genitori. Il primo ad entrare è Martino che fa il baciamano alla fidanzata e si inchina dinnanzi ai suoi genitori. Presenta poi Agnese, Emilia e Fulvio ai Granieri.
A: Mio fratello non vi rende affatto onore, marchesa. Siete molto più bella di quanto scrive. Ma del resto ha sempre avuto il vizio di liquidarmi con poche righe.
V: Anche voi siete molto bella e devo dire che Martino vi descrive benissimo ma del resto come avete detto ha quel brutto vizio. Comunque vi prego, Agnese, diamoci del tu. Presto diventeremo parenti. E anche con voi, Emilia. Spero non vi spiaccia.
E: No, affatto. Sono contenta che finalmente Martino abbia trovato una sposa e sarò ben felice di istaurare con voi, pardon, con te un rapporto di amicizia.
A: Costanza ho saputo che verrete a Rivombrosa. Mi farà molto piacere.
C: Grazie, contessa.
Fulvio guarda insistentemente Costanza, né è rimasto folgorato. La trova molto bella e ne è affascinato. Così comincia un discorso sull’arte con lei che rimane incantata dalle parole del pittore.

Qualche ora dopo
In pieno ricevimento Agnese viene ancora a contatto con la sgradevole personalità del Capitano Enrique Loya. Questi infastidisce lei ed Emilia con discorsi circa la guerra e i suoi sogni professionali ma ben presto sposta il discorso sul desiderio di trovare una moglie, che, tra le varie qualità, possegga anche quella di danzatrice.
C.L: Contessa Ristori, mi piacerebbe vedere come danzate. Volete concedermi il prossimo ballo.
Agnese, terrorizzata, cerca di inventare una scusa nel più breve tempo possibile.
An: Sono spiacente capitano Loya ma la contessa Ristori mi aveva promesso dapprima una passeggiata in terrazzo. È una splendida serata e voi, contessa, non vorrete mancare di parola?
Andrea salva Agnese da quella sgradevole situazione e dà la possibilità alla ragazza di ribattere.
A: Naturalmente marchese. Perdonate capitano… sono terribilmente sbadata. Sarà per la prossima volta.
Andrea le porge il braccio: “Vogliamo andare, contessa?”. Agnese lo afferra infinitamente grata dall’averla “privata” dal contatto con il capitano.

Andrea e Agnese escono in terrazza. Lei gli lascia il braccio e si appoggia alla ringhiera del balcone. Lui rimane un po’ indietro a guardarla poi lei si volta.
A: Non crediate che vi abbia perdonato, marchese.
An: Ah no? E cosa posso fare contessa per farmi perdonare?
A: Credo che la mia opinione su di voi sia talmente cattiva che non può migliorare.
An: Ma fatemi fare un tentativo.
A: E va bene…
An: Chiudete gli occhi.
A: Cosa? No!
An: Non vi succederà nulla… tranquilla.
La voce di Andrea si è fatta più dolce. Si allontana un po’ mentre Agnese rimane con gli occhi chiusi.
An: Non aprite gli occhi, contessa. Altrimenti vado dal capitano Loya e gli dico che siete impaziente di ballare con lui.
A: No, non li apro. Ma voi dove siete? – Andrea non risponde – Marchese! Dove siete?
An: Sono qui, non abbiate paura – Andrea le prende la mano dolcemente – Aprite gli occhi.
Andrea è di fronte ad Agnese e le porge una rosa bianca. Agnese sorride, arrossisce, la prende e abbassa lo sguardo.
An: Si usano le rose bianche per chiedere perdono…
A: Vi scuso, marchese, anche se chissà a quante ragazze avrete regalato la stessa rosa bianca per farvi perdonare…
An: E voi chissà quante rose avrete ricevuto, sia bianche che rosse. E comunque siete la prima cui ho regalato una rosa…
A: Farò finta di credervi, anche se mi costa tanto.
An: Perché dite così?
A: Vi ho visto con la principessa Luisa di Carignano…
An: Sarete mica gelosa?
A: Io? E a che titolo?
An: Io e la principessa siamo cresciuti insieme. Quando i miei genitori sono morti i suoi si sono presi cura di me. È come una sorella…
A: Mi dispiace… sapete anche io ho perso ambedue i miei genitori.
An: Si, lo so – Andrea vorrebbe prenderle ancora la mano ma sembra bloccarsi.
A: Mio padre è morto che avevo pochi mesi e mia madre è morta quando avevo quindici anni. Mio fratello decise di mandarmi a Parigi da un’amica di famiglia e dove viveva mia cugina Emilia. Sono rientrata ieri dopo otto anni.
An: I miei genitori sono stati uccisi quando avevo quattordici anni. Io e i miei fratelli abbiamo vissuto con la principessa e la sua famiglia, suo padre era il migliore amico di mio padre.
Andrea guarda Agnese dolcemente, lei gli sorride ma poi è scossa da un brivido di freddo.
An: Avete freddo?
A: Un po’… ma non voglio rientrare. C’è il capitano Loya. Quell’uomo non mi piace.
An: Non piace neanche a me. Comunque mettete questa – Le poggia la sua giacca sulle spalle e poi le prende le mani – Avete le mani gelide, Agnese.
Agnese non è mai stata meglio in vita sua. Le mani di Agnese e Andrea sono avvolte in una forte stretta. Ormai sono occhi negli occhi, Andrea avvicina il suo viso a quello di Agnese..
M: Agnese!
A: Martino! Io e il marchese stavamo parlando… - Agnese lascia le mani di Andrea.
M: Puoi entrare dentro? Vorrei presentarti alcuni amici…
A: Arrivo subito – Agnese si toglie la giacca e la porge ad Andrea, cui rivolge un timido sorriso, poi raggiunge il fratello. Andrea la guarda andare via e, inspiegabilmente, una fitta.

Rivombrosa
Agnese, Martino, Emilia e Fulvio sono tornati a casa. Agnese va subito a dormire e anche Fulvio ed Emilia si avviano verso la camera da letto. Martino, invece, prende il cavallo e si allontana da Rivombrosa.
Agnese, intanto, è in camera sua. Si gira e rigira nel letto, non riesce a prendere sonno. Il pensiero di Andrea non l’abbandona. Lui ha qualcosa che la incanta, emana sicurezza e ogni volta che la guarda deve distogliere lo sguardo per paura di rivelare i propri sentimenti.


Martino è arrivato a Palazzo Carignano. Dentro una ventina di uomini lo attendono.
P: Martino, ti aspettavamo!
M: Scusate, ma non dovevo destare i sospetti di Emilia e Agnese – guarda Andrea.
Un uomo anziano, il visconte Bentivoglio, richiama tutti all’attenzione e dichiara aperta la riunione.
V.B: I francesi ormai si comportano come a casa loro. Quel Loya…
An: Loya… dobbiamo trovare il modo di agire il più in fretta possibile.
P: Si… la situazione è diventata insostenibile. Bisogna agire…
M: Con cautela… intanto dobbiamo fronteggiare un nuovo problema.
P: Ossia?
M: I francesi hanno il loro fascino sulle giovani piemontesi. Queste potrebbero cedere e sposarli. A quel punto liberarci di loro sarà ancora peggio.
An: Beh contro questa cosa che possiamo fare se non agire in fretta?
M: Intanto potremmo sposare le giovani più facoltose… per esempio Costanza Granieri… è libera!
An: E allora?
P: Uno di noi potrebbe prenderla in sposa.
V.B: Credo che il conte Ristori abbia ragione… credo che sia perfetta per Andrea.
An: Per me?
V.B: Assolutamente! Comunque adesso parliamo del piano…
P: Io avevo pensato a questa soluzione….

È ormai notte inoltrata. La riunione è terminata. Andrea va nella sua camera e comincia a spogliarsi. Pensa alla proposta di Martino… forse Costanza Granieri è la donna per lui. Non è bella ma potrebbe andare. Andrea sente un profumo… profumo di lavanda. Gli è familiare. Accantona questo pensiero. Si infila a letto e continua la sua opera di auto convinzione. Ripete in mente “Costanza Granieri è la moglie ideale per me!”. Quando crede di essersi convinto, si ricorda di chi è quel profumo… Agnese. Involontariamente scende dal letto e si avvicina alla giacca che ha appoggiato sulla sedia. Sente ancora il profumo di Agnese e, in pochi istanti, si accorge che Costanza Granieri non è affatto la donna per lui.

Il capitano Loya rientra nei suoi appartamenti al Quartier Generale. Una donna dai capelli rosso “spento” è sul divano a ricamare.
C.L: Madre, sono tornato.
M.L: Enrique… finalmente. Com’è stata la festa?
C.L: Piacevole. L’ho conosciuta, madre.
M.L: Hai conosciuto Agnese Ristori?
C.L: Si, purtroppo è andata via con il marchese Casalegno ma sono riuscito a parlarle.
M.L: Mi porterai con te al matrimonio di Ristori con la marchesa Granieri?
C.L: No! Non potete madre.
M.L: Enrique!
C.L: Una cosa alla volta… adesso l’ho conosciuta. Presto si attuerà la vostra vendetta.
Enrique si avvia in camera da letto. Madame Loya guarda fuori dalla finestra.
M.L: La pagherai, Agnese Ristori… per tutto quello che mi ha fatto tua madre! La pagherai… lo giuro su quanto è vero che mi chiamo Lucrezia Van Necker.

I giorni successivi sono scanditi dall’avvicinarsi del matrimonio. A Rivombrosa è arrivata Giulia Buondio, figlia di Angelo e Celeste. Lei e Agnese hanno legato molto. Emilia è sempre con loro anche se spesso ritaglia del tempo per stare con Martino.
Ad Emilia ed Agnese non sono sfuggite le assenze di Martino e nemmeno il suo comportamento ambiguo.

Il giorno della vigilia del matrimonio sono tutti in biblioteca. Emilia, Agnese e Giulia discorrono di cucito e Martino prova a sostenere una conversazione di politica con Fulvio. All’improvviso entra Giannina che annuncia la venuta del capitano Enrique Loya.
Il capitano entra spavaldo. Martino e gli altri si alzano e lo salutano educatamente. Con lui c’è un giovane soldato che viene presentato come Aldo Corsini. Giulia è affascinata da quel giovane soldato e anche lui non smette un attimo di guardarla.
C.L: Sono venuto, conte, per comunicarvi che domani non potrò venire. Sono atteso a Vercelli per un’importante riunione. Vi porgo le mie più sentite congratulazioni.
M: Grazie, Capitano. Sono sicuro che la mia sposa sarà lieta di riceverle. A presto.
C.L: A presto!
Agnese si sente sollevata all’idea di non incontrare quell’individuo nuovamente chissà se…
A: Martino, verrà il marchese Casalegno?
M: Si verrà e comunque noi dobbiamo parlare di ciò che è successo l’altro giorno.
E: Martino, dai… non mi sembra il caso.
M: A me si… Agnese ti rendi conto che le voci corrono?
A: Io non ho fatto nulla di male! Lui mi ha solo offerto la giacca perché avevo freddo e mi ha tenuto le mani perché erano fredde…
M: E ha pensato bene di riscaldartele! Se non arrivavo io chissà cosa sarebbe successo!
A: Non sarebbe successo NIENTE!!
E: Martino, dai…
A: Lui è una persona che non conosco bene. In certi momenti è la persona migliore che abbia mai conosciuto in altri… sembra arrogante. È troppo sicuro di sé… quando fa così lo detesto!
E: Agnese! Parli di lui come se fosse il tuo innamorato!
A: Cosa? Non è vero! E comunque basta. Sono stufa. Anche se fossi innamorata che male ci sarebbe?
M: Agnese, stai alla larga da Andrea Casalegno, chiaro?
A: Ma…
M: Non è un’opzione ma un ordine! Non te ne devi innamorare anche perché forse…
A: Forse?
M: Forse si fidanzerà con Costanza Granieri, ma gradirei che questa informazione la serbaste per voi.
Fulvio è incredulo. Agnese si siede sul divano e non può credere a ciò che ha udito. Perché sente il mondo crollarle addosso?
Andrea è a Palazzo Maffei con la principessa Luisa e Paolo Ludovico. Sono in giardino e chiacchierano del più e del meno. Luisa, involontariamente, parla della festa a palazzo Granieri.
L: Ad un certo punto sei sparito, dove eri finito Andrea?
An: Ero con Agnese Ristori, in terrazza.
P: Ah si? E’ per questo che Martino quasi ti sbranava all’ultima riunione?
An: Credo di si…
L: Mi sembra un po’ eccessivo… per una passeggiata!
P: Perché avete solo passeggiato vero?
An: Diciamo che lei aveva freddo e io le ho dato la mia giacca e la tenevo per mano. Niente di male!
P: E la marchesa Granieri?
An: Costanza?
L: Eh, non hai detto che forse vi dovete sposare?
An: E’ una cosa su cui stiamo ancora discutendo! Per piacere!
L: Ma tu la vuoi sposare?
An: Forse!
P: Andrea, a te non è mai importato nulla del matrimonio. Chi sposo sposo! Lo dicevi sempre e ora “forse” è la tua risposta?
An: Non riesco a togliermela dalla testa…
L: Chi?
P: La contessina? Non riesci ad accantonare Agnese?
An: Io mi sono innamorato di lei. So che può sembrarvi una frase affrettata ma io… non riesco a togliermela dalla testa. Quando ho parlato con lei in terrazza era perfetto. Non esisteva Loya, non esisteva Bonaparte, non esistevano i nostri problemi. Esistevamo solo io e lei. Io non posso sposare Costanza Granieri perché amo la contessa Agnese Ristori e non voglio lasciarla andare.

È il giorno del matrimonio. Agnese ha dormito poco ma è ugualmente bella nel suo vestito di mussola azzurro. I capelli sono raccolti in un elegantissimo chignon. Emilia indossa un bell’abito viola con fantasie floreali rosa e una violetta tra i capelli.
Martino veste un completo blu notte. A memoria di Bianca e Giannina non è emozionato come il padre lo era il giorno delle sue nozze con Elisa. Sono i primi ad arrivare in chiesa. Gli ultimi preparativi sono in corso. Poco dopo arrivano Costanza Granieri e i suoi genitori. Agnese prova un certo fastidio alla sua vista mentre Fulvio sembra intristirsi. La giovane marchesa sa del suo probabile destino ma appare indifferente e lancia a Fulvio uno sguardo intenso che non sfugge ad Emilia. Pian piano cominciano ad arrivare anche gli altri invitati. Agnese nota Andrea e il cuore comincia a batterle forte ma l’orgoglio le ricorda le parole di Martino “Forse si fidanzerà con Costanza Granieri”. Indispettita, per motivi che non osa ammettere neanche a se stessa, Agnese si volta verso l’altare e attende l’arrivo imminente di Vittoria.
Andrea osserva Agnese dalla sua postazione. Gli viene una stretta al cuore, lei sta chiacchierando con un giovane nobile. “Se si innamorasse di lui?” A questo pensiero una nuova fitta di gelosia lo coglie in pieno. Proprio in quel momento, quando ha ormai raccolto il coraggio di avvicinarsi, entra la sposa accompagnata dalla musica.
Vittoria ha i capelli alzati coperti da un lungo velo mantenuto da dieci damigelle, il vestito di organza e una collana con un grosso brillante centrale. Agnese la guarda entrare. Non resiste. Si volta verso Andrea. Ancora una volta i loro occhi si incontrano. Ad entrambi fa male quello sguardo. Agnese, per paura di cedere al pianto, ricomincia ad osservare Vittoria, che, nel frattempo, ha raggiunto Martino all’altare. I due sono davanti all’abate. Egli celebra la cerimonia tradizionalmente. Gli invitati sono principalmente nobili. Dietro a tutti ci sono Bianca, Titta, Giannina, Angelo e Celeste con i due figli maschi, Filippo e Daniele.
B: Io, la marchesa Granieri, non la trovo adatta a lui… è bella ma…
G: Te lo ricordi il matrimonio di Elisa e del conte?
T: Come dimenticarlo? Lei era bellissima, aspettava già la contessina Agnese. Lui era l’uomo più felice della terra.
Ag: Lui non sembra affatto felice. Ha l’aria indifferente. Per una volta, Bianca, sono d’accordo con te. Quella donna mi ricorda la marchesa Van Necker… bella e irraggiungibile ma soprattutto perfida! Spero di sbagliarmi con quest’affermazione!

Qualche ora dopo alla festa, Fulvio e Costanza sono soli nella sala da biliardo.
F: Costanza, credo che abbiate capito i miei sentimenti… Io vi amo! Non posso sopportare che apparteniate ad un altro!
C: Anche io provo nei vostri confronti un sentimento forte ma voi siete sposato e…
F: Vi prego, Costanza. Lasciate perdere Emilia. Il nostro matrimonio è stato uno sbaglio. Io credevo di amarla ma non sapevo ancora della vostra esistenza. Voglio solo voi…
Costanza ha gli occhi che brillano, Fulvio le si avvicina e la bacia appassionatamente. Nascosta dietro la porta, Emilia ha sentito tutto. La cosa la sfiora appena ed è la sensazione di indifferenza totale nei confronti del marito e della sua nuova passione che le fa più male. Decide di andare in sala da ballo ma entrata ha la sensazione di aver già visto quella scena…

Mentre Fulvio e Costanza si lasciano andare alle effusioni in sala da biliardo, Martino e Vittoria ballano sotto gli occhi di tutti. Tra loro non c’è molta complicità ma Martino prova un sentimento adolescenziale nei confronti della giovane sposa, non profondo come quello dei suoi genitori ma paragonabile ad una cotta giovanile.
Agnese li guarda seduta su una poltroncina in disparte, felice per suo fratello ma infelice per se stessa. Squadra gli ospiti incuriosita e il suo sguardo si sofferma deliziato su Giulia e il tenente Aldo Corsini. I due stanno parlando ma ormai si sono già innamorati. È evidente. A quel pensiero si intristisce nuovamente. Pensa istintivamente ad Andrea. Ormai non si stupisce più… è da quando lo ha conosciuto che lo pensa costantemente e intensamente. Come richiamato dai suoi pensieri, Andrea le si avvicina.
An: Buona sera, Agnese.
Agnese sussulta al suono della sua voce. Si risveglia dai suoi pensieri e si alza.
A: Buona sera, marchese. Vi state divertendo?
An: Un ricevimento delizioso. Mi sono già complimentato con vostro fratello e l’ormai contessa Vittoria Ristori.
A: Bene… non vedo con voi la marchesa Costanza Granieri… - si guarda in giro per avvistarla e poi guarda Andrea sorridendo. Dio solo sa quanto le costa quel sorriso.
An: Scusate, Agnese, ma cosa c’entro io con la marchesa Costanza Granieri?
A: Non dovete fingere con me, marchese. Mio fratello mi ha detto dell’imminente fidanzamento.
An: Non c’è ancora nulla di stabilito e non credo che questo fidanzamento avverrà mai.
Agnese si sente invasa da una strana sensazione, sollievo e felicità allo stato puro. Deve controllarsi per non abbandonarsi ad un sorriso.
A: Ah, si vede che mio fratello era male informato.
An: Ballate contessa?
A: Come?
Andrea si inchina e le porge la sua mano. Lei, dopo un po’ di indecisione, la afferra. Lui la conduce tra i ballerini. Sono uno di fronte l’altro, la mano di Andrea scivola sulla schiena di Agnese. Lei lo guarda incantata. Volteggiano nella sala. Tutti gli sguardi dei presenti sono rivolti a loro ma il più orgoglioso di tutti è quello di Emilia. A ballo finito, Agnese sente il bisogno di andare via. Gli sguardi insistenti dei presenti la opprimono, Andrea le stringe la mano ma lei scappa. Corre in direzione della cara cugina e la prende per mano.
A: Accompagnami fuori Emilia… ti prego!
E: Andiamo…

Intanto, chiusa nel suo appartamento al Quartier Generale, Lucrezia sta ricamando. Guarda fuori e ripensa alla sua vita. In Piemonte nessuno sa della sua presenza, eccetto i soldati a cui è stata presentata come Madame Loya. Quando lasciò il Regno di Napoli non era incinta come aveva falsamente rivelato al Barone Nicola di Conegliano. Era andata a Marsiglia, dove era divenuta l’amante del generale Bernard Loya, vedovo con un figlio, Enrique. La moglie era morta di parto. Lucrezia, interessata al vasto patrimonio del generale, era riuscita a farsi sposare e aveva cresciuto alle sue condizioni Enrique, ora capitano delle truppe napoleoniche a Torino e dintorni, alla disperata ricerca di vendetta sui Ristori e, soprattutto, cospiratore ai danni del generale Marcel Morlet, colui che comandava le truppe francesi in tutto il Piemonte e in Lombardia.

Emilia e Agnese passeggiano nei giardini. Entrambe sono assorte nei loro pensieri. Emilia trema e Agnese se ne accorge.
A: Cosa succede Emilia?
E: Mi sono accorta che ho sbagliato tutto nella mia vita…
A: Che dici?
E: Fulvio, si è innamorato di Costanza Granieri ed è ricambiato.
A: Emilia io… - Agnese abbraccia la cugina.
E: La cosa che mi fa più male è che non mi importa nulla capisci? Tornata a Rivombrosa in me si è risvegliato un sentimento sopito e non dimenticato e superato come credevo… o meglio speravo.
A: Emilia io non capisco… Ma dimmi...
E: E’ meglio che tu non sappia, Agnese… Cambiamo argomento... avevo ragione sul marchese Casalegno?
A: Ma no.. abbiamo solo ballato insieme…
E: Sai, vedendovi ballare, ho avuto l’impressione di essere tornata a ventiquattro anni fa quando davanti ai miei occhi il conte Fabrizio Ristori invitò Elisa Scalzi a danzare davanti a tutti i nobili e soprattutto dinnanzi ai miei occhi. Durante quel ballo c’era una magia particolare e c’era anche stasera mentre ballavate voi due. Agnese, in te e Andrea io ho rivisto Elisa e Fabrizio!

È ormai notte inoltrata, Agnese si sta pettinando. Si tormenta con quella frase di Emilia: “In te e Andrea ho rivisto Elisa e Fabrizio”. Non può essere così, Emilia si sbaglia di certo… eppure… si guarda allo specchio: gli occhi le luccicano. Con scarsa convinzione si auto dice che è felicità per il fratello e per la cognata. Si mette a letto e si abbandona al sonno.

Intanto nella stanza nuziale, Vittoria dorme placidamente. Un lenzuolo le copre le forme acerbe. Martino, invece, è sveglio. Osserva orgoglioso sua moglie. È bellissima. Non può negarlo. Con i capelli in disordine sta ancora meglio. Le accarezza la fronte. Pensa anche ad Agnese. Lui non ce l’ha con Andrea ma vede sua sorella ancora piccola, indifesa e ha paura di perderla e paura che soffra troppo. Purtroppo, in cuor suo, sa che sua sorella è ormai una donna fatta e che lui non può impedirlo.

Emilia e Fulvio sono nella loro camera da letto. Fulvio è già steso sul letto, Emilia lo fissa dalla toeletta.
E: Da domani mi farai il piacere di dormire in un’altra camera. Te la farò preparare da Giannina ma io e te non condivideremo mai più lo stesso letto. Se te ne torni in Francia sono più contenta!
F: Emilia, amor mio, cosa dite?
E: Cosa credete che non mi sia accorta del vostro interesse per la marchesina Granieri?
F: Voi siete solo una moglie arrabbiata e gelosa, vi passerà!
E: No, Fulvio… voi mi fate ribrezzo! Non voglio più avere nulla a che fare con voi. Io non vi amo…
F: Parlate così in preda alla gelosia e alla rabbia!
E: No… io ho sempre amato un’unica persona. L’illusione del mio amore per voi è durata troppo. Non credo di avervi mai amato. Mi ricordate tanto mio padre… e sappiate che non è un complimento, “caro” marito.
Emilia mette a tacere Fulvio e poi si mette a dormire.

Il mattino dopo, al risveglio di Vittoria, Martino è già uscito. La donna si alza e guarda l’anello al suo dito. Chiama Teresa, una nuova cameriera, e si fa aiutare a vestirsi.
Quando scende in biblioteca trova Agnese ed Emilia chiacchierare.
V: Buongiorno.
A: Buongiorno, Vittoria. Vuoi unirti a noi?
V: Volentieri grazie. Di cosa parlavate?
E: Della nostra situazione. È tutto molto complicato.
V: Si, ma io sono fiduciosa. Credo che si sistemerà tutto.
E: Spero che tu abbia ragione.
C: Vittoria, sei qui. Ti ho cercata dappertutto.
V: Vieni, Costanza. Unisciti a noi.
Emilia la guarda fulminandola. Costanza non sembra accorgersene e si siede accanto alla sorella.
V: Agnese, ieri hai ballato con il marchese Andrea Casalegno…
A: Oh, si. Perdonate, Costanza. Forse avrei dovuto rifiutare l’invito. Mio fratello mi ha detto…
C: Non preoccupatevi, contessa.
E: E’ una bellissima giornata. Perché non andiamo a passeggiare in giardino?
A: Io credo che andrò a cavalcare con Giulia.
E: Incorreggibile! Non ti smentisci mai.
V: Io sono più favorevole alla passeggiata. Costanza tu cosa farai?
C: Io resto qui. Credo che leggerò un po’ quel nuovo libro inglese.
V: Fai come ti pare ma sappi che sei davvero noiosa. Non sei curiosa ti guardare in giro, di visitare la tua nuova casa? Io non so come qualcuno oserà sposarti con il carattere che ti ritrovi!
C: Decido io come vivere la mia vita, Vittoria. E vedrai che qualcuno prima o poi mi vorrà e ci sposeremo.
V: Sogni in grande, cara sorella. Tanto per rimanere in tema, Agnese… tu quando ti deciderai a prender marito?
A: Solo il vero amore potrà indurmi al matrimonio. Per ora mi limito ad aspettare. Ah Giulia! Eccoti! Allora? Andiamo?
G: Come volete, contessa.
A: A dopo, allora.
V: A dopo.
Emilia e Costanza la salutarono con un cenno.

Martino, Andrea e gli altri nobili sono nel salotto di Palazzo Carignano.
M: E’ venuto il momento di agire. Io, il marchese Casalegno e il marchese Maffei entreremo nel quartier generale.
An: Mentre il duca De Bernardi e gli altri terrà occupato Loya. Quando avremo portato a termine la missione spareremo un colpo di pistola.
DD: Si. Saremo efficientissimi. Quei francesi se ne torneranno in patria!

Agnese e Giulia stanno cavalcando nei boschi quando incontrano Martino.
M: Agnese! Cosa fai qui?
A: Sto cavalcando!
M: Questo lo vedo. Mi sembrava che sapessi che di questi tempi non è prudente andare sola per i boschi!
A: Non mi importa!
Un rumore di zoccoli li fa voltare. È il tenente Corsini.
M: Tenente, buon giorno.
AC: Buon giorno conte. Ero diretto a Palazzo Carignano. Ho un’ambasciata per la principessa.
M: Capisco… e come mai avete preso questa strada?
Aldo guarda Giulia e arrossisce.
AC: Ehm… ecco io… credo di aver sbagliato strada quindi… beh…
M: Tenente, mentre io e la contessa mia sorella facciamo una cavalcata, mi volete fare il piacere di accompagnare la signorina Buondio a Rivombrosa?
AC: Con grande piacere, conte. Contessa.
Agnese sorride e nota che a Giulia brillano gli occhi. Lei e Martino girano i cavalli e si allontanano.
A: Allora chi arriva prima al lago?
M: No… voglio portarti in un posto.
Martino conduce Agnese al capanno di caccia dove i genitori lo avevano curato quando aveva contratto il colera.
Arrivano dopo pochi minuti di cavalcata. Agnese guarda quel capanno grigio malinconica.
M: Questo posto è magico Agnese… avvengono miracoli!
A: Da quanto tempo nessuno ci viene?
M: Da quando è morta Elisa… ho dato ordine che tutto restasse com’era. Ogni tanto viene Bianca a pulire…
A: E’ qui che veniva vero? Quando nessuno la trovava o quando era triste?
M: Si… è venuta ogni Natale qui.
A: Ci siamo passati tante volte e, infondo, ho sempre saputo dov’era… però ora andiamo via… non voglio entrare.
M: Ok… ci vediamo al lago?
A Come? No!! Martino!! Non vale! – Martino ha spronato il cavallo e si dirige verso il lago.
Agnese e Martino sono tornati a Rivombrosa. Emilia ha preso la cugina e l’ha portata in biblioteca, per lasciare Martino e Vittoria un po’ soli.
V: Potevi anche risparmiarti di lasciarmi sola.
M: Scusa… c’è stata un’emergenza. Capiterà altre volte, quindi facci l’abitudine!
V: Ci proverò ma sappi che arriverà il momento in cui vorrò spiegazioni e le pretenderò!
M: Va bene. Quando sarà ti dirò tutto. Adesso non preoccuparti…

Quella sera a Palazzo Carignano Andrea è distratto dai suoi pensieri e non ascolta i discorsi di Luisa e Paolo Ludovico…
P: No, Luisa non sono d’accordo e tu, Andrea, cosa ne pensi?
An: Come? Ah no io..
L: Non stavi ascoltando!
An: No… mi dispiace – si alza e si avvicina al camino.
P: Pensi ancora a lei?
Andrea lo guarda e annuisce.
L: Mi sa che qui la cosa si fa seria…
P: Vedrai che adesso con le riunioni e con la missione riuscirai a dimenticarla. Oggi abbiamo fatto la riunione no? È stato un passo avanti. Insomma non l’hai pensata per un bel po’…
A: No... nemmeno le riunioni e le missioni mi distraggono da lei. Prima pensavo a queste come le ragioni della mia esistenza, ponevo tutto in secondo piano. Ora c’è lei e i miei pensieri sono solo ed esclusivamente per lei! Anche oggi durante la riunione pensavo che terminato il compito che mi hanno affidato poi io e lei saremmo stati insieme finalmente, pensavo che potrei essere felice con lei…
L: Tu sei irreversibilmente innamorato…
A: I miei genitori si erano prima sposati e poi innamorati… Da quanto ho sentito in paese i genitori di Agnese vissero una passione estrema. Si dice che lui rischiò la vita per lei e che, nonostante lei fosse socialmente inferiore, lui l’avrebbe sposata comunque perchè l’amava senza riserve… ora credo di capire cosa provava Fabrizio Ristori…

Qualche giorno dopo…
Fulvio e Costanza hanno ormai una relazione clandestina. Emilia ne è a conoscenza ma fa finta di nulla.
Vittoria regna padrona a Rivombrosa, complici le continue assenze di Martino, suscitando, spesso, l’ira repressa di Agnese ed Emilia.
La giovane contessa Ristori non riesce a dimenticarsi Andrea e anche il giovane marchese lotta contro l’intenso sentimento che prova.
Il capitano Loya e Lucrezia continuano a tessere un misterioso intrigo riguardante i conti di Rivombrosa mentre Martino, Andrea, Paolo Ludovico e i loro complici preparano un piano per fermare proprio il piano che credono opera solo di Loya.

È la vigilia della missione. Martino non è a Rivombrosa, Vittoria è in biblioteca intenta a ricamare. Costanza è chissà dove con Fulvio mentre Emilia è da una vecchia amica e Agnese è in gazebo.
Bianca annuncia la venuta del capitano Loya. Vittoria si alza per riceverlo.
C.L: Contessa Ristori – le bacia la mano.
V: Buongiorno capitano. A cosa devo la vostra visita?
C.L: Dovevo parlare con il conte vostro marito riguardo una questione piuttosto delicata… ma mi toccherà informarlo in un altro momento.
V: Perché non vi fermate a prendere un tè?
C.L: Volentieri madame.
V: Bianca, prepara un tè per me e il capitano..
C.L: Vostro marito vi tiene in gabbia o vi lascia libera?
V: Niente di ciò capitano. Io e mio marito decidiamo comunemente e comunque siamo sposati da poco.
C.L: E le vostre nozze non hanno vincolato le vostre amicizie?
V: Affatto. Decido io chi frequentare…
C.L: Allora che ne pensate di venire qualche volta al salotto di Madame Marseille?
V: Magari… anche se credo che porterò anche mia sorella Costanza.
C.L: Sarete le benvenute… io sono ben felice di avere delle amiche… specialmente se belle come voi…
Vittoria, lusingata dai complimenti, guarda il capitano con malizia e sorride.
I due prendono il tè insieme continuando a chiacchierare e a scambiarsi sguardi ambigui.

Loya ha da poco lasciato il palazzo quando una carrozza entra a Rivombrosa. Titta si avvicina alla carrozza per vedere chi ci sia. Andrea scende dalla carrozza e lo guarda serio.
An: Sto cercando la contessa Agnese Ristori…
T: Si, marchese… un attimo…
Titta corre a chiamare Bianca e l’avverte che c’è il marchese Casalegno che desidera parlare con Agnese. Bianca giunge alla carrozza.
B: Seguitemi, marchese. La contessina Agnese è in gazebo.
Bianca conduce Andrea fino a poco prima del gazebo. Poi si inchina goffamente e va via.
Agnese non li ha visti. È china su un libro che sembra assorbirla totalmente. Andrea indugia un po’ prima di avvicinarsi a lei e la guarda con dolcezza. si fa coraggio e si avvicina ad Agnese.
An: Buongiorno contessa…
A: Marchese, che piacere vedervi. Come mai qui?
An: Agnese io devo parlarti, voglio dire… contessa devo parlarvi…
A: Perché non ci diamo del tu? Mi sembrate piuttosto agitato…
An: Si, hai ragione. Diamoci del tu.
A: Perché non ti siedi?
An: No, è una cosa troppo importante e non… non ce la faccio a dirtela seduto.
Agnese teme il peggio.
A: Oddio, mio fratello!! – si alza facendo cadere il libro poggiato sulle sue gambe.
An: No, Martino sta bene. Ci siamo incontrati prima ed era in ottima forma.
A: Ma allora che cosa è accaduto?
An: Ecco… so che sembrerà un’affermazione affrettata ma non è così… Io ti amo, Agnese… a me non è mai importato nulla dell’amore però non so con che altre parole esprimere i miei sentimenti. È dal giorno che ti ho incontrata che non faccio che pensare a te. Sei la prima persona a cui penso quando apro gli occhi e l’ultima quando li chiudo… e non smetto nemmeno in sogno di pensarti. Sono settimane che ormai mi sono arreso all’idea di essermi innamorato di te ma solo ora ho trovato il coraggio di dirtelo perché potrebbe non capitare più l’occasione… Agnese stai bene?
Agnese lo guarda incantata come dipendesse dalle sue parole. Ha gli occhi lucidi per l’emozione, il cuore le batte forte.
A: Si, sto bene – sorride e abbassa il capo con dolcezza.
An: Io posso capire di averti turbato con queste rivelazioni ma non potevo più tacere, non volevo… ma forse è solo il tuo modo di dirmi che non ho possibilità è che mi sto illudendo… chissà quante dichiarazioni avrai ricevuto da uomini che avevano perso la testa per te… scusa sono stato uno sciocco.. – Andrea le si inchina e si volta.
A: Andrea… non andare via – lui, stupito, si volta e si avvicina a lei. Ora sono vicinissimi, Andrea riesce a sentire il respiro di Agnese. Sta per cedere: quella vicinanza è troppo pericolosa. Sta per convincersi che andare via sia la cosa giusta quando la mano di Agnese gli sfiora il braccio e lei sussurra dolcemente: “Non andare via, non voglio…”.
Andrea cede all’istinto. La sua mano dietro la schiena di Agnese, la stringe a sé e la guarda fisso negli occhi. Lei non ha paura e chiude gli occhi. Andrea non resiste più e la bacia con passione. Agnese ormai è tra le sue braccia. Non ha paura, si sente protetta… non le era mai capitato. Le loro labbra si staccano e loro continuano a guardarsi. Andrea la bacia ancora, ma questa volta più dolcemente e le sussurra all’orecchio: “Ti amo… a presto”. La lascia andare e va via. Agnese lo guarda allontanarsi fin quando i suoi occhi non riescono più a scorgerlo. Si siede e resta alcuni momenti immersa nei suoi pensieri. Poi si illumina. Ha trovato una risposta a tutti i suoi interrogativi: anche lei è innamorata di Andrea. Sorride tra sé e sé e cerca di riprendere la lettura ma i suoi pensieri sono volti ad Andrea…

La sera Emilia e Agnese sono sedute a tavola. Agnese è persa tra i suoi pensieri e si chiede come far capire ad Andrea i suoi sentimenti. È felice come non mai. Martino è fuori, Vittoria e Costanza sono andate ad un ricevimento. Fulvio è in camera sua a dipingere e non cena con loro.
E: Agnese, mi hai sentita?
A: Come?
E: Dicevo che la marchesa Carolina Visconti ha decorato il suo salottino in stile francese… poco patriottico, non trovi?
A: Oh si…
E: Ma parlare con te è come parlare al vento in questo periodo. Mi vuoi dire cos’hai?
A: Oggi è venuto Andrea…
E: Chi?
A: Andrea, il marchese Andrea Casalegno, e... mi ha detto che mi ama.
E: Davvero? E tu?
A: Beh ci siamo baciati e… Emilia io lo amo. Devo trovare il modo di dirglielo perché oggi è scappato via ed ero talmente stordita che… - Agnese ride.
E: Se non me lo avessi detto tu che eri innamorata me ne sarei accorta da sola. Sai, Agnese, somigli tanto a tua madre. So che te lo diciamo sempre ma è vero. Hai gli stessi occhi che brillano e la stessa risata.
A: Era così quando si innamorò di mio padre?
E: Anche peggio. Comunque, Agnese, non lasciarti sfuggire questo amore. Cogli l’attimo e vivi tutto fino in fondo.
A: Sei la migliore cugina che potessi desiderare.
Agnese si alza e abbraccia Emilia.

Vittoria e Costanza sono sedute su un divano tra ufficiali e dame francesi nel salotto di madame Marseille. È una donna piuttosto attempata, sposata con un tenente, si occupa dei divertimenti dei soldati. Le donne presenti sono poche, principalmente francesi. Il capitano Loya si avvicina alle due sorelle e si siede accanto a loro. Costanza è invitata da un ufficiale a danzare e Vittoria rimane a chiacchierare con Loya. Con parole convincenti l’uomo la incita a seguirlo in camera e conduce la marchesa nei suoi appartamenti.
Lucrezia ha visto Vittoria entrare negli appartamenti del capitano con Enrique e un sorriso beffardo è ora sulla sua faccia. Come presa da uno strano presentimento si dirige verso la zona ovest della residenza militare.

Andrea, Martino e Paolo Ludovico sono nel corridoio dell’area ovest.
M: Speriamo vada tutto liscio…
An: Martino, ti prego. Non fare l’uccello del malaugurio. Paolo quanto ci metti con questa porta?
Paolo Ludovico tenta di aprire una porta e sbotta – Aspetta, ce l’ho quasi fatta…
Finalmente si sente uno scatto e la porta si apre. La stanza in cui i tre entrano è piuttosto polverosa. Le pareti sono rivestite da un parato bordeaux invecchiato, la moquette grigia polverosa rende il clima della stanza molto cupo. Martino fa luce agli amici con una candela, Andrea si avvicina alla scrivania. Tutti e tre cominciano a cercare delle carte. Passano più di mezzora a cercare quei documenti e, proprio quando hanno perso la speranza, Paolo Ludovico esclama: “Eccoli!!”
Andrea sorride e dice: “Ce l’abbiamo fatta!!”
In quel momento però la porta si spalanca e appare la figura imponente di una donna. I tre uomini alzano gli occhi. La donna si avvicina.
L: Martino Ristori… da quanto tempo non ci vediamo, o sbaglio?
Martino, dapprima incredulo, si riprende e le dice: “Si, infatti, marchesa Van Necker. Più o meno da quando avete provato a uccidermi!”.
L: Ormai nessuno mi chiama così… marchesa Van Necker… ora per il mondo sono Madame Loya.
An: Siete parente del capitano Loya?
L: Sono la vedova di suo padre. Ma dimmi, Martino, come sta la tua cara sorellina Agnese? Non la vedo da quando lei e la sua schiocca balia fuggirono da Napoli.
M: Agnese sta bene, ma voi non la dovete nemmeno nominare…
Andrea guarda Lucrezia fulminante.
L: Voi dovete essere il marchese Casalegno? Mio figlio mi ha detto che ce l’avete particolarmente con lui. Vi comunico che i sentimenti sono del tutto ricambiati ma sbaglio o voi non dovreste essere qui?
Martino, Andrea e Paolo Ludovico si guardano con aria interrogativa. Lucrezia se ne va e corre a chiamare qualcuno che possa incastrarli.
M: Dobbiamo dividerci!
An: Prendi tu i documenti.
P: Non abbiamo tempo. Forza!! – Martino afferra i documenti ed esce – Ci ritroviamo dove abbiamo lasciato i cavalli.
Martino continua a infilarsi tra i corridoi del palazzo. È nell’ala del Quartier Generale riservata agli ufficiali più alti in grado. Il rumore di una porta che si apre lo costringe a nascondersi dietro una colonna. Da lì vede qualcosa che non si aspetterebbe mai.
Sua moglie Vittoria bacia con passione il capitano Loya. All’improvviso qualcosa si rompe dentro di sé. Non il cuore. Quello fa male, certo, ma ciò che si rompe è la consapevolezza di aver creduto in qualcosa di falso, in un sentimento che credeva di aver trovato e invece era, ed è, esattamente l’opposto di ciò che cercava. Martino è solo ferito nell’orgoglio. Si accorge di perdere tempo, così attende che l’esile figura della marchesa Granieri si allontani e che Loya rientri nei suoi appartamenti e apre la porta più vicina. Si avvicina al balcone e vede che da questo si può accedere ad una terrazza. Con un balzo si trova in terrazza, guardandosi intorno vede una porta. La apre. Ci sono delle scale che scendono. Martino continua a camminare, cercando il percorso nel buio. Alla fine delle scale scorge una luce, la segue… è al primo piano. Non ci sono tracce di guardie. Prosegue il suo cammino fino a giungere alle scuderie. Tira un respiro di sollievo e riesce finalmente ad uscire. Seppur il sentiero non sia illuminato Martino riesce a giungere con facilità al luogo dell’appuntamento. Paolo Ludovico è già lì.
P: Come sei riuscito a venire?
M: Infilandomi tra i corridoi e con un po’ di fortuna.
P: Anche io sono stato fortunato… Sono passato per l’armeria. C’è un passaggio strano… ma Andrea? Perché non arriva?
Intanto, Andrea si è diretto verso i sotterranei. Sa che lì c’è una via d’uscita. Il vociare e i passi di alcune persone lo spingono a rifugiarsi dietro una tenda.
Sono quattro soldati. Tra loro riconosce il tenente Binet, il vice del capitano Loya. Questi, come avesse intuito qualcosa, si ferma di botto. Andrea per la tensione quasi smette di respirare. Binet si guarda intorno, insospettito.
Binet: C’è qualcosa che non mi convince affatto.
Altri passi veloci risuonano nel silenzio del corridoio. È un soldato semplice che avverte: “Ci sono degli intrusi, tenente. Madame Lucrezia Loya li ha visti!”
Binet: Lo sapevo!
Andrea, spaventato, arretra e urta contro la finestra provocando rumore.
Binet scosta la tenda e nei suoi occhi si accende uno strano bagliore: “Andate a dire al capitano che ne abbiamo trovato uno…”. Poi ordina di portarlo nelle prigioni.

Il soldato mandato da Binet ad avvertire il capitano arriva presto a destinazione. Loya sta parlando con il duca De Bernardi che ha inventato una scusa per allontanarlo dal quartier generale.
DD: Voi dovete badare alla nostra sicurezza e per questo mi sono rivolto a voi.
Il tenente Aldo Corsini si avvicina al capitano e dice: “Capitano, abbiamo catturato Andrea Casalegno”,
Negli occhi di Loya si accende una luce assassina. Guarda il duca e dice: “Duca, di furti ne capitano… e anche molti… come vedete ho molto da lavorare questa notte. Arrivederci!” Si volta e, scortato da altri soldati, si dirige verso il luogo in cui hanno portato Andrea. Il duca De Bernardi monta a cavallo e lo sprona.
Uscito dal Quartier Generale raggiunge Martino e Paolo Ludovico, ancora nell’inutile attesa di Andrea. Al duca basta uno sguardo per comunicare agli amici ciò che hanno oramai intuito: “Hanno preso Andrea!”.

Martino cavalca senza sosta verso Rivombrosa. I documenti sono ancora con sé. Dietro di lui ci sono Paolo Ludovico, il duca De Bernardi e altri due compagni. Martino si ferma di botto e fruga nella sua giacca. “I documenti!”. Nello sconvolgersi delle cose li aveva dimenticati.
M: Dobbiamo nasconderli…
DD: Le nostre dimore non saranno posti abbastanza sicuri…
P: Dovremmo trovare un posto insospettabile… fuori dal mondo…
Martino ha un lampo di genio. “So dove nasconderli… me ne occuperò io. Ci vediamo domani a Palazzo Carignano. Lì vi spiegherò tutto. A presto”. Gira il cavallo e continua a cavalcare verso quel posto che, ancora una volta, rappresenta la sua salvezza. Entrato nel capanno, pensa a un posto dove nascondere per bene quel tesoro tanto caro… respira profondamente… sente un profumo… un profumo che gli ricorda Elisa. Il ricordo di sua madre lo porta istintivamente a pensare a suo padre… e alla lista protagonista di tanti inganni e sofferenze. Ricorda lo stratagemma della madre per nascondere la lista, rilegarlo in un libro. C’è solo una persona di cui si può fidare: Orsolina, la sorella di Elisa, ancora in vita. L’avrebbe chiamata a Rivombrosa il giorno seguente. Ora deve tornare a casa. Forse Emilia e Agnese sono ancora sveglie… Ripone i documenti nella tasca della giacca ed esce fuori. Mentre cavalca verso Rivombrosa ripensa anche a Vittoria. Non sa ancora come comportarsi ma di certo non le avrebbe riservato un’accoglienza piacevole.
Finalmente giunge a Rivombrosa, Titta porta via il cavallo del padrone.
Martino sale le scale di fretta, in biblioteca ci sono Emilia e Agnese, sedute sul divano, che chiacchierano allegramente. Lui irrompe bruscamente nella stanza. Le due dame rivolgono a lui lo sguardo. Bianca è dietro di lui.
M: Bianca, ordina alle cameriere di preparare i bagagli di mia cugina e mia sorella.
A: Come sarebbe i bagagli?
M: Tu ed Emilia partirete domani stesso per l’Austria.
E: Per l’Austria? Martino ma che succede?
A: Io non voglio partire! Sono qui da poco e…
M: Agnese devi partire! Non si discute – il tono di Martino, dapprima prepotente, diviene più dolce – E’ per le vostre vite. La marchesa Van Necker è tornata e farà di tutto per attentare alle vostre vite.
A: Martino ma io mi sono innamorata. Non voglio lasciare questo posto di nuovo. Io amo Andrea Casalegno e non posso partire… non voglio rinunciare a lui proprio adesso che ho capito di provare quell’amore che la mamma tanto predicava…
M: Lo so, Agnese… ma è anche per lui che devi partire… Andrea è stato catturato dai francesi… questa sera.
Quelle parole colgono Agnese alla sprovvista. La vista le si annebbia, la testa le gira, le gambe non reggono più il peso del suo corpo. Si accascia sul divano e grosse, amare lacrime scendono dai suoi occhi.

Andrea è stato rinchiuso in una cella nelle sotterranee. A fargli la guardia c’è il tenente Corsini. È una persona gentile, anche se pende dalle labbra di Loya. Al solo pensiero del capitano Andrea si irrigidisce. Chiude gli occhi, cerca di trovare un pensiero che non lo affligga. Prova a evitare di pensare ad Agnese. Il pensiero del dolore che gli sta provocando è più lacerante di qualsiasi altra cosa. Tuttavia non riesce ad eludere quel sorriso che tanto lo rallegrava, quello sguardo che tanto lo incantava. Il ricordo di quel bacio scambiato nei giardini di Rivombrosa si fa più intenso che mai. Andrea vorrebbe avere l’amata ancora tra le braccia, si perde ancora un po’ tra quei ricordi. Poi apre gli occhi e si avvicina alle sbarre. Il tenente Aldo Corsini è distratto dai suoi pensieri ma, voltandosi, nota lo sguardo pensieroso di Andrea fisso su di sé.
T.C: Desiderate qualcosa?
An: Nulla che mi possiate procurare…
T.C: Non siate così presuntuoso marchese.
An: Sono in prigione, lontano dalla donna che amo… potete fare qualcosa per me?
T.C: No. Non posso fare nulla.
An: Da qui non si vede neanche il cielo… Almeno nella luna avrei potuto rivederla…
Andrea chiude ancora gli occhi e si appoggia al muro.

Agnese ha trascorso una notte turbolenta a causa del sonno poco sereno e incostante.
I suoi bagagli sono già sulla carrozza. Emilia e Martino la stanno aspettando in cortile. Ha lasciato i capelli sciolti. Le spalle sono coperte da un mantello verde. Al collo pende la collana della madre. Agnese si guarda intorno. Tentando di memorizzare ogni particolare dell’amata dimora si dirige verso la carrozza.
E: Martino… sei sicuro che sia la cosa giusta?
M: No. Ma è l’unica soluzione per salvarvi.
Il tono severo della voce di Martino fa desistere Emilia dal dissuaderlo. Agnese si avvicina a loro.
A: Sono pronta. Possiamo partire…
Martino guarda la sorella e addolcisce l’espressione severa e composta che caratterizza il suo viso.
M: Ti prometto che tornerete presto…
A: Si, certo…
M: Agnese preferisco saperti lontana e al sicuro piuttosto che vicina e in pericolo.
A: Come desideri. Addio… ti scriverò quando arriveremo a Salisburgo.
M: A presto, sorellina.
Martino stringe a sé Agnese e le bacia la fronte. Poi abbraccia Emilia.
M: Abbi cura di lei e di te.
Emilia sorride e annuisce.
E: E tu fai in modo di mandare via di qua quell’uomo che ho preso, per errore, come sposo.
M: Consideralo già fatto.
Emilia e Agnese salutano una disperata Bianca e gli altri malinconici servitori. Giulia abbraccia Agnese. Prenderà servizio come cameriera a Rivombrosa. Non vuole allontanarsi.
Fatti gli ultimi saluti Agnese ed Emilia salgono in carrozza e il cocchiere sprona i cavalli.
Agnese è in silenzio e ha lo sguardo perso nel vuoto. Emilia la guarda rispettosa e preoccupata.
A: Non voglio andare in Austria.
E: Agnese ne abbiamo già discusso.
A: Io non voglio lasciarlo… non voglio abbandonare Andrea in quella cella senza lottare, senza fargli sapere quanto… quanto lo amo!
E: Se torniamo indietro Martino…
A: Non torneremo indietro. Andiamo dalla principessa Luisa di Carignano. Lei ci aiuterà… ne sono certa.

La carrozza di Agnese ed Emilia varca l’ingresso di Palazzo Carignano. Le due dame scendono dalla carrozza e si rivolgono ad un maggiordomo.
A: Devo parlare con la principessa Luisa di Carignano.
Maggiordomo: Mi dispiace ma la principessa non riceve senza appuntamento e oggi, ne sono sicuro, non ha alcun impegno.
A: Sono la contessa Agnese Ristori di Rivombrosa ed esigo vedere la Principessa di Carignano. È un’emergenza!
P: Contessa Ristori!
Paolo Ludovico è improvvisamente comparso alle spalle di Emilia e Agnese.
E: Marchese Maffei…
P: Marchesa Radicati – Paolo Ludovico bacia la mano ad Emilia e ad Agnese – Pensavo che foste in viaggio per l’Austria.
A: C’è stato un cambiamento di programma. Comunque devo parlare con la principessa di Carignano – l’irruenza con la quale pronuncia queste parole richiamano in Emilia la figura di suo zio, Fabrizio Ristori.
P: Giovanni fai passare le signore e accompagnale dalla Principessa. Io devo andare. Arrivederci contessa, marchesa… - Paolo Ludovico si inchina e si dirige verso le scuderie.
Emilia e Agnese vengono condotte attraverso i bei corridoi di Palazzo Carignano. La principessa è seduta su un divano dedita ad un’opera complessa di ricamo. L’ombra di Agnese la distoglie dal suo passatempo.
Emilia è rimasta indietro, sulla soglia, implorando silenziosamente il Signore affinché l’amata cugina non combinasse qualche guaio.
L: Contessa Ristori… buongiorno. Marchesa Radicati..
E: Buongiorno contessa – Emilia si inchina goffamente mentre Agnese rimane immobile.
A: Principessa perdonatemi ma io devo sapere la verità.
L: Non capisco, contessa.
A: Andrea è in prigione e io non so perché. Voi saprete di sicuro tutti i misteri che circondano questa vicenda e vi chiedo di raccontarmeli… - le lacrime rigano il volto di Agnese. La principessa con fare materno la fa accomodare accanto a sé.
L: Contessa Ristori mi dispiace… io so meno di voi. Ho messo a disposizione del marchese Casalegno, del conte vostro fratello, del marchese Maffei e degli altri loro amici il mio palazzo ma non ho mai partecipato alle riunioni. Il marchese Maffei mi ha detto però che saranno spostare a Rivombrosa, da oggi in poi. È proprio lì che si è recato poco fa.
Negli occhi di Agnese si accende una luce strana…
A: Principessa, accompagnatemi a Rivombrosa. Mio fratello e gli altri ci spiegheranno tutto… devono farlo…
L: Vi accompagnerò ma non subito… credo che abbiate bisogno di una camomilla.
A: No, grazie, principessa… io devo salvare Andrea… ogni minuto senza di lui è perso e la mia vita gira a vuoto. Adesso io devo andare a Rivombrosa…
L: Il tempo di prepararmi, contessa Ristori. Poi andremo a scoprire la verità. Io non posso capire ciò che state provando perché l’uomo che amo mi ha chiesto il silenzio. Anche se fa soffrire ho rispettato le sue richieste ma se fossi nella vostra situazione credo che mi comporterei esattamente come voi.
A: Grazie principessa…
L: Di nulla, contessa Ristori. Ma adesso noi donne abbiamo una battaglia da combattere!
A: Ma non siamo soldati!!
L: L’amore è come la guerra, contessa. Si deve lottare con uguale tenacia. L’amore forse è ancora più pericoloso sapete? In guerra rischiamo la vita, in amore rischiamo il cuore… Ci sono amori che sopravvivono alla morte e vivere nel loro ricordo può completare un’intera esistenza. L’amore esiste indipendentemente dalla vita e dalla morte. Ma voi dovreste saperlo… nei salotti ancora si sussurra del conte Fabrizio Ristori, di Elisa Scalzi e del loro indistruttibile amore…
A: Ho sempre sognato un matrimonio d’amore… come il loro! Hanno dovuto lottare molto per stare insieme e io voglio essere come loro… voglio mettere in pratica tutti gli insegnamenti che mia madre mi ha dato attraverso i suoi ricordi e soprattutto voglio amare… le sue ultime parole sono state un invito ad amare. Mi disse: “Ama Agnese, perché amare significa vivere”. Ora io amo e devo lottare per questo sentimento con tutte le mie forze e vi ringrazio per sostenermi…

Martino e Paolo Ludovico sono in compagnia del duca De Bernardi, Orsolina ha appena finito di rilegare i documenti nel libro. Lo porge a Martino. Si inchina agli altri due gentiluomini e va via.
P: Ora cosa succederà?
M: Non lo so, ma dobbiamo trovare il modo di liberare Andrea.
DD: Sicuro che sia prudente?
M: Un amico non si abbandona mai…
Il rumore della porta che si spalanca costringe i tre nobili a voltarsi. La figura fiera di Agnese troneggia sulla porta. è seguita da Emilia e dalla Principessa di Carignano.
M: Che cosa ci fate qui? Vi avevo detto…
A: Della mia vita dispongo come meglio credo. Io non vado via di nuovo, non senza spiegazioni.
L: Anche io e la marchesa Radicati vogliamo esser messe al corrente di tutto.
P: Per cortesia… siete delle donne.
A: E allora? Siamo donne e vogliamo sapere cosa fanno gli uomini che amiamo.
DD: Mi sembra che la contessina vostra sorella, conte Ristori, non abbia intenzione di desistere e credo che abbia il diritto di sapere la verità insieme alla principessa e alla marchesa.
M: E va bene… accomodatevi. Ci vorrà un po’.
Le tre donne siedono sul divanetto rosso e guardano con fierezza Martino, Paolo Ludovico e il duca.
DD: Forse è meglio cominci io… vi sarete ben rese conto della nostra situazione politica… la Francia sta rapidamente conquistando i nostri territori.
A: Duca perdonate l’interruzione ma noi sappiamo cosa accade!
DD: Ah, mia cara contessa… l’apparenza inganna. Oh, si se inganna. Come ben sapete, il nostro amato re, sua maestà Carlo Emanuele IV ha subito un attentato in gennaio. Tuttavia a maggio, poco prima che voi giungeste da Parigi, nel Monferrato ci sono state delle ribellioni, represse dal capitano Hibert. Egli è rimasto ucciso in una situazione poco chiara e il suo posto è stato preso dal capitano Enrique Loya. L’allora colonnello Marcel Morlet fu misteriosamente mandato via con una promozione quale scusa.
L: Ma questo cosa c’entra con…
P: Hibert aveva represso le ribellioni del Monferrato ma voleva allentare la mano con la popolazione locale. Questa sua idea si era sparsa fino ad arrivare alle orecchie di chi era più potente. Anche Morlet era d’accordo con lui. Ma Loya e Binet… loro no. Sono a capo di una congiura… in realtà erano loro che manovravano Berteu e Boyer, che sono morti per la congiura di maggio.
M: Volevano uccidere Carlo Emanuele IV e prendere il potere ma… i loro piani sono stati fermati. Noi siamo riusciti a sventare ogni loro macchinazione. Hibert è stato ucciso e Morlet allontanato poche ore dopo il mancato attentato.
A: Ma…
DD: Tra Loya e Andrea ci sono antichi rancori. È stato il capitano a uccidere la sorella di Andrea, Maria Cristina, durante l’agguato nel quale morirono i genitori di Andrea. L’odio tra loro due è più antico di quanto si possa immaginare.
M: Agnese, Loya ce l’ha con noi e con Andrea soprattutto. Tu sei la persona più importante per me e… - fa una pausa.
P: E lo sei anche per Andrea. Lui non ti vorrebbe in pericolo…
M: Non mi piace come ti fissa Loya e questo è un altro buon motivo per…
A: Io senza Andrea non vado da nessuna parte!! Anche la mamma con papà…
M: Tra Elisa e papà era diverso.
A: Perché? Cosa c’era di diverso?
E: Martino… pensa a Vittoria… se fossi imprigionato non pensi che farebbe di tutto per…
M: Taci Emilia… Vittoria sarebbe felice se fossi prigioniero di quei francesi. Lei ama mischiarsi a loro.
Emilia si accorge di aver detto qualcosa che ha turbato l’amato cugino. “In ogni caso andremo a casa mia. A palazzo Radicati!”
M: Ma... – Martino guarda Agnese ed Emilia. Sono decise, irremovibili. Niente e nessuno potrebbe mutare i loro piani.
M: Vi accompagnerò… meglio essere prudenti.
L: Io andrò con loro. Alla principessa di Carignano non potranno negare troppo. Sono pur sempre nipote di Carlo Emanuele IV e, che i francesi lo vogliano o meno, lui è ancora il re e qualcosa vale ancora.
P: Luisa, ma tu non puoi andare…
L: Andrea è nostro amico…
P: Ma tu non puoi esporti così! Luisa ragiona, per piacere… ti avevo chiesto di startene buona…
Agnese in un attimo capisce tutto… le parole di Luisa le tornano in mente “Io non posso capire ciò che state provando perché l’uomo che amo mi ha chiesto il silenzio. Anche se fa soffrire ho rispettato le sue richieste ma se fossi nella vostra situazione credo che mi comporterei esattamente come voi”. Luisa e Paolo Ludovico Maffei sono innamorati. Agnese è contenta anche perché può finalmente deporre quel pizzico di gelosia che nutre nei confronti di Luisa per essere così “intima” con Andrea.
P: Tanto con te è inutile ragionare!
L: Appunto… andiamo.
E: Principessa, manderemo Pierangelo a prendere dei vostri abiti.
L: Grazie, marchesa ma vi prego… chiamati Luisa… entriamo più in confidenza.
P: Adesso cosa succederà?
A: Dobbiamo lottare ma possiamo farcela… - Agnese ha gli occhi velati di lacrime ma in essi si possono leggere il coraggio e la determinazione di suo padre, Fabrizio Ristori.
Il duca De Bernardi la guarda con grande ammirazione. Sarebbe la donna adatta a suo figlio se non fosse così… così… Innamorata!
E: Quello che sarà sarà… non potremo dirci che non abbiamo provato, non ci potremo rimproverare nulla perché so che tenteremo l’impossibile.
A: Per salvare Andrea dalla prigionia e me dalla disperazione.

La carrozza con Agnese, Emilia e la principessa di Carignano era partita da qualche minuto. Paolo Ludovico la scortava. Non aveva voluto lasciarle sole.
Martino doveva sistemare una questione… con Vittoria, è per questo che è ancora a Rivombrosa. Passeggia su e giù davanti alla scrivania.
V: Mi hai fatto chiamare?- Vittoria compare sulla soglia. Gli occhi di Martino indugiano sulla sua figura snella della moglie. Poi si abbassano.
M: Devo parlarti – Vittoria si accomoda sulla poltrona – Dov’eri ieri sera? Quando sono rientrato c’erano Agnese ed Emilia. È successa una cosa gravissima ma tu non c’eri…
V: Sono andata con Costanza al salotto di Madame Marseille.
M: Quindi ti sei mischiata a quei francesi…
V: Martino per piacere…
M: E cosa mi dici del Capitano Loya? – La sua bocca è vicina a quella della moglie. La sua voce è un sibilo.
V: E’ una persona molto gentile… non merita il disprezzo che nutri nei suoi confronti.
M: E’ un nemico!! E tu ci stai familiarizzando. Quando ti ho conosciuta eri un’aristocratica che voleva mantenere i suoi privilegi. Avevi degli ottimi valori…
V: Sono ancora così e sono tua moglie. E quei valori, ottimi, come dici tu, caro marito, li trasmetterò ai nostri figli. Io ti amo e l’amore guida ogni nostra azione.
Martino fissa attentamente la moglie. Sorride. Per un momento c’è quasi cascato.
M: Devi aver pensato proprio questo mentre ti rotolavi con il capitano Loya nel suo letto.
Vittoria alza un braccio come per dargli uno schiaffo ma Martino la ferma.
V: Non ti permetto, Martino.
Martino ride sarcasticamente.
M: Ti ho vista, Vittoria. Vai via da questa casa…
V: Martino, ma cosa…
M: Bianca!!! – La vecchia governante giunge in fretta.
B: Ditemi, conte.
M: Prepara i bagagli della marchesa Granieri e di tener pronta la carrozza. Va via.
B: Agli ordini, conte.
V: Non puoi cacciarmi di casa…
M: Si, che posso… vai da quel francese. Lui sarà felice di accoglierti!
V: E mia sorella?
M: Costanza sarà la benvenuta, almeno lei non ha tradito me e gli altri con il nemico.

È ormai sera e a Palazzo Radicati Emilia, Agnese e Maria Luisa sono in salotto a chiacchierare mentre Paolo Ludovico e Martino, che ha raggiunto il gruppo poco prima, sono appartati in uno studio.
A: Come mai Fulvio non ci ha seguito? – domanda ingenuamente Agnese.
E: Credo che volesse rimanere con la sua amica a Rivombrosa prima di tornarsene in Francia.
A: Quale amica?
E: Agnese, non dirmi che non ti sei accorta che Costanza è l’amante di Fulvio?
A: Veramente no… ma tu come stai? Deve farti molto male…
E: No, mi è indifferente…
L: E non ce l’hai nemmeno con Costanza?
E: Standole accanto in queste settimane ho capito che è una persona vissuta all’ombra della sorella, ingenua e in attesa dell’amore vero. Un po’ mi fa pena, sai. Fulvio è una persona frustrata e ha visto in Costanza un nuovo stimolo, una sfida da fare con se stesso e lei, quando lui si sarà stancato, soffrirà come io non ho sofferto… o almeno non per lui.
L: Su, Emilia sei ancora giovane, chissà… magari incontrerai il vero amore anche tu…
E: No… non credo. Mi accontento di quel che ho. Agnese e Martino sono la mia famiglia e mi rendono felice…
A: Su, cuginetta… non fare così anche tu. Siamo già abbastanza tristi… bisogna sempre sognare, e sperare.

Il mattino dopo, Luisa e Paolo Ludovico vanno a corte per parlare con il re, zio di Luisa. Agnese, Martino ed Emilia, invece, cercano di entrare nel carcere. Quel giorno il turno di guardia è occupato da Aldo Corsini, il tenente che fa il filo a Giulia Buondio, dama di compagnia di Agnese. Martino si avvicina alla scrivania dove è seduto l’ufficiale, Agnese ed Emilia, nascoste da mantelli scuri, attendono qualche passo indietro.
A.C: Conte Ristori, buon giorno. Come mai qui?
M: Tenente… io e le signore avremmo desiderio di vedere il marchese Casalegno…
A.C: Capisco… ma il marchese Casalegno è un prigioniero speciale e io ho ricevuto l’ordine tassativo di non far passare nessuno.
M: Tenente le chiedo solo un colloquio… un saluto…
A.C: Mi spiace, conte… ma devo obbedire agli ordini.
M: Eh va bene, tenente, vorrà dire che ci vedremo con ancor minore frequenza – Martino calca il tono nel pronunciare le ultime parole – le sue visite a Rivombrosa saranno più rade…
A.C: Non capisco cosa vogliate insinuare, conte… - Aldo arrossisce visibilmente..
M: Magari mi sto confondendo ma mi sembra che siate un po’ troppo, come dire?... ecco che gironzoliate troppo intorno a una delle ragazze al mio servizio. Ora però devo andare...
Martino si volta e porge il braccio ad Emilia che lo afferra in cuor suo emozionantissima. Agnese fa per andare via ma poi si avvicina improvvisamente alla scrivania.
A: Tenente… potete dire al marchese che sono passata e che non ho dimenticato? Solo questo… ve ne prego…
Gli occhi di Agnese inteneriscono Aldo, che annuisce silenziosamente. La giovane contessa gli rivolge un incoraggiante sorriso, carico di speranza. Il rumore dei suoi passi risuona ancora un po’ nell’aria. Allora Aldo si alza e va giù, nelle sotterranee. Andrea ha lo sguardo perso nel vuoto.
A.C: Marchese…
Andrea si volta e lo guarda con i suoi grandi occhi blu.
An: Cosa c’è tenente? Siete venuto già per il pranzo? O devo già andare alla forca?
Il tono sarcastico di Andrea e il suo sguardo che continua a perdersi nel vuoto della stanza feriscono un po’ il tenente Corsini.
A.C: Prima è passato il conte Ristori… io non ho potuto farlo passare… voleva incontrarvi..
An: Mi spiace si sia scomodato… non deve esporsi per me. Se dovesse ritornare, mandatelo via…
A.C: Con il conte c’era la contessa sua sorella…
Andrea si alza e afferra una delle sbarre con tutte e due le mani. La stringe forte, l’emozione è tanta, ha bisogno di qualcosa a cui stringersi forte.
An: Agnese? Era con lui… per me?
Aldo annuisce e aggiunge “Mi ha detto di dirvi che non dimentica…”.
Andrea deglutisce e sorride. Sinceramente. “Nemmeno io dimentico… se solo sapesse quei momenti quanto contano per me… se solo potessi parlarle un attimo…”. Aldo non dice nulla ma intuisce i pensieri di Andrea. Si volta e muove qualche passo, quando Andrea lo spiazza con una domanda.
An: Tenente… siete mai stato innamorato?
A.C: Ecco io non saprei… forse! Ma perché mi fate questa domanda?
An: Perché… volevo sapere se provavi quello che sento io adesso... l’assoluto bisogno di lei.
A.C: Spero di capire ciò che state dicendo prima o poi, marchese… - così dicendo si allontana.
“Uscirò di qui, Agnese. Te lo prometto… perché ti amo.”

Intanto a Palazzo Reale Luisa di Carignano è osservata da tutti. Suo zio, Carlo Emanuele IV, fratello del suo defunto padre, il principe Amedeo, l’attendeva. Al braccio di Paolo Ludovico attraversa la sala sotto gli sguardi dei nobili. Giunta al cospetto dello zio si inchina e gli sorride.
Carlo Emanuele: Luisa, cara nipote, che piacere vedervi. Devo ammettere che la vostra visita mi ha lasciato piuttosto perplesso per l’urgenza con la quale l’avete desiderata. Marchese Maffei… è un piacere rincontrarvi.
Paolo Ludovico: Anche per me, vostra maestà…
Luisa: Caro zio, purtroppo le cause che mi hanno spinto con così tanta urgenza al vostro cospetto sono estremamente gravi. Ricordate, zio, il marchese Andrea Casalegno?
C.E: Ma certo! Il figlio del Marchese Giovanni Casalegno… è un nobile di grandi ideali ma anche una persona molto provata… il triste destino dei sopravvissuti, o sbaglio, cara Luisa?
Luisa: Affatto, caro zio. Ma vedete… voi sapete quanto l’amicizia tra la nostra famiglia e quella dei Casalegno… ecco, Andrea… il marchese Casalegno, è stato arrestato per un malinteso. Potreste concedergli una grazia?
C.E: Da chi è stato arrestato?
Luisa: Dal capitano Enrique Loya… è tenuto al Quartier Generale Francese.
C.E: Non sarà facile cara cugina… è prigioniero del nemico…
Luisa, alterata, sbotta: - Ma insomma! Siete il re… almeno un permesso per vederlo.
C.E: Domani stesso andrò a parlare con il capitano Loya e tratterò la liberazione di Andrea. Non posso affidarmi a un pezzo di carta per la sua liberazione ma posso darvi quel permesso.
Si avvicina all’elegantissimo scrittoio e scrive velocemente. Chiude la lettera e vi mette il sigillo reale, poi la porge alla fiera nipote. I due si salutano e Carlo Emanuele IV pensa al difficile incontro che lo attende con Loya, ma cosa non farebbe per la sua amata nipote Luisa?

Emilia e Martino sono in una saletta di Palazzo Radicati. Agnese è in camera sua, vuole stare un po’ sola.
M: Sono un po’ preoccupato per Agnese… e anche per te. Avrei voluto che andaste in Austria.
E: Lo so. Ma Agnese è innamorata e non chiederle di rinunciare a questo amore. Rinuncerebbe a te.
M: Dimenticavo che tu sei innamoratissima di tuo marito e sai bene che vuol dire…
E: Sciocchezze, Martino. Sai bene che io e mio marito non andiamo più d’accordo. Ho sbagliato a sposarlo, sono pentita ma non posso far più nulla. Chi conosce di più l’amore quello sei tu, tra noi due.
Emilia si diverte a canzonare il cugino, non sapendo che cosa sia realmente accaduto tra lui e la sua consorte.
M: Beh… allora siamo in due ad aver fatto lo stesso errore. Ho sposato una donna che… è diventata l’amante del mio nemico a poche settimane dalle nozze. Tu e Agnese tornerete a essere le uniche donne della mia vita.
E: Ma perché non mi hai detto nulla! Vuoi sempre fare tutto solo! Come quando eravamo ragazzi…
Martino sorride e guarda Emilia. Improvvisamente la cugina acquista ai suoi occhi una luce diversa.
È bella, esile. Gli occhi neri e curiosi lo guardano con tenerezza, i capelli neri sono raccolti in uno chignon sulla nuca. L’abito verde scuro le sta a pennello.
Ripensa a quando sfuggì a Isabella solo per salutarla e glielo dice. Ridono di quando erano bambini, ricordando quel periodo, il più bello delle loro vite, in cui erano felici. Insieme.

Agnese è stesa sul suo letto. È una bella giornata di fine luglio ma per lei è paragonabile a una di quelle piovose giornate autunnali parigine, quando il cielo è grigio e la voglia di essere allegre svanisce. Al suo collo pende il ciondolo dell’amatissima madre, lo cerca con le mani e lo stringe forte per darsi coraggio. Andrea è in carcere da pochi giorni, eppure a lei sembra un’eternità. In quei due lunghi, lunghissimi, giorni ha vissuto momenti di grande sconforto. La mente la riporta a sua madre… al Natale che arrivava tutti gli anni e portava con sé la tristezza di Elisa. Ricordava bene le ore d’angoscia trascorse alla finestra in attesa di sua madre, che non arrivava mai troppo presto. Elisa tornava in disordine, gli occhi gonfi per il pianto, spesso bagnata dalla pioggia di dicembre o comunque molto infreddolita. Non parlava quasi mai... nemmeno per sua figlia, nel periodo natalizio, Elisa trovava la forza di vivere perché non c’era evento, cosa o persona al mondo che fosse capace di eliminare il perenne dolore per la perdita di suo marito, l’uomo che ha amato per tutta la vita nonostante il tempo vissuto lontano da lui fosse stato maggiore di quello trascorsoci insieme. Agnese sta per scoppiare in lacrime quando sente Luisa che la chiama a gran voce. Si alza dal letto e, seppur in disordine, si precipita incontro all’amica.
L: Ho ottenuto un permesso, per vederlo… purtroppo posso solo io. Per te sarebbe troppo pericoloso ma qualsiasi cosa tu voglia dirgli stai sicura che sarà riferita. Domani stesso mio zio andrà a parlare con Loya ma non so cosa potrà…
A: Ah Luisa, avete già ottenuto fin troppo… gli scriverò una lettera. Le cose da dirgli sono talmente tante che finireste per dimenticarle tutte. Non sapete quanto mi rende felice – Agnese è radiosa – Corro a dirlo ad Emilia e Martino.
Luisa le sorride guardandola correre via. Paolo, rimasto fin ora in disparte, le si avvicina con dolcezza e le prende una mano.
P: Sei una donna speciale, Luisa… ti amo.
L: Anche io ti amo Paolo, ma quando questa situazione sarà risolta dovremo chiarirci e decidere – così dicendo si dirige nei suoi appartamenti.

Intanto, Vittoria, dopo aver trascorso quei giorni dai genitori, decide di attuare la vendetta alla quale non ha mai smesso di pensare da quando il marito l’ha cacciata di casa. Chiama le cameriere e ordina di fare i bagagli. Nei suoi occhi si accende un bagliore spaventoso, assetato di potere e vendicativo più che mai.

Qualche ora dopo è al Quartier Generale Francese, e chiede di parlare con il capitano Loya. La fanno aspettare per un po’ ma poi Enrique in persona arriva e le tende il braccio conducendola nel suo ufficio. La fa accomodare su un divano verde scuro.
E: Vittoria, come mai questa urgenza?
V: Enrique, tu non puoi capire… Martino ha scoperto dell’altra notte e mi ha cacciato da Rivombrosa! Io… non sono mai stata più umiliata in vita mia e chiedo il tuo aiuto e la tua ospitalità…
E: Dunque vorresti vendicarti dei Ristori?
V: Questo è indubbio. Martino… trattarmi così… e sua sorella Agnese… la regina di casa. Guai a chi tocca la contessina Agnese. È la copia di sua madre, la contessa Elisa, è buona, è bionda, è alta… è perfetta!! È un angelo! E la marchesa Emilia Radicati?!?! Non si muove foglia che Emilia non voglia! Spadroneggia ancora lei in casa!! Enrique, vorrei solo provare a farti capire quanto sono stata umiliata in quella casa, da tutti!!
E: Tranquilla cara… sai la contessa Ristori è troppo ben educata e nobile persino da respingere i pretendenti!! È bellissima, questo non si può negare. Sai mi ha fatto educatamente capire che non era interessata a me in un paio di incontri. In realtà il mio interesse era più mirato al fratello… le mie rivalità coi Ristori sono molto antiche… ma seguimi, ti prego.

Loya conduce Vittoria nei suoi appartamenti dove i suoi bagagli sono stati portati. Lucrezia arriva quasi correndo ma alla vista di Vittoria si blocca insospettita.
L: Enrique, figlio mio, che cosa vuol dire? – dice guardando Vittoria.
E: Madre… vi presento ufficialmente la marchesa Vittoria Granieri, moglie del conte Ristori.
Vittoria si inchina alla donna che però continua a fissarla con diffidenza.
E: Vedete, il conte Ristori, Martino Ristori, ha deciso di cacciare di casa la marchesa umiliandola profondamente per una questione che ci riguardava. Ed ecco… ha chiesto il mio aiuto per la sua vendetta. Avete visto, madre? Non siamo più soli!
L: Dunque anche tu odi i Ristori?
V: Si, madame.
L: E saresti disposta a qualsiasi cosa pur di vendicare il tuo orgoglio ferito?
V: Si, madame.
L: Hai mai sentito parlare della marchesa Lucrezia Van Necker?
V: No, madame.
L: L’hai davanti ai tuoi occhi. Quella famiglia mi ha rovinato la vita. Elisa Ristori… mai sentito parlarne?
V: Tutta Rivombrosa non fa altro che parlarne!
L: Quella donna mi ha portato via Fabrizio. Voi non potete capire quali sofferenze ho dovuto affrontare… e adesso i suoi figli la pagheranno…oh si… la pagheranno molto… molto cara. I Ristori mi hanno rovinato la vita… e adesso quella sciacquetta di Agnese Ristori…
Enrique fulmina con uno sguardo la madre – Credo che basti.
V: Madame mi hanno reso la vita impossibile. Mio marito mi trascurava, le uniche degne della sua attenzione erano la marchesa Radicati e sua sorella… invece io ero trasparente… non vi muove foglia in quella casa che la marchesa e la contessina non approvino. E poi mi ha insultata con parole… ignobili! Per questo mi sono rivolta a Enrique… io tornerò ad essere la contessa Ristori, signora di Rivombrosa. È un titolo mio di diritto!!

Agnese è seduta allo scrittoio nella sua stanza. Fissa il vuoto cercando le parole giuste da scrivere ad Andrea. Come comunicargli quello che prova? Come scrivergli ciò che vuole? Il foglio è ancora bianco. Giocherella distrattamente con i riccioli biondi, poi improvvisamente trova le parole e comincia a scrivere di getto senza fermarsi.

È la mattina del giorno dopo, Paolo e Luisa sono pronti ad andare al carcere. Agnese, Emilia e Martino hanno deciso di tornare a Rivombrosa.
A: Mi raccomando, Luisa – dice porgendole la lettera.
L: Stai tranquilla… l’avrà.
Si salutano e salgono sulla carrozza. Agnese guarda fuori il finestrino carica di speranza. Emilia e Martino si scambiano, complici, uno sguardo. Emilia poi si immerge nella lettura di un libro mentre Martino continua a guardarla. Lo fa costantemente durante il viaggio, ma appena lei alza gli occhi lui distoglie lo sguardo. Quando ritorna a fissare la dama lei ha spesso un sorriso compiaciuto e divertito. Vedendola sorridere Martino sente aprirsi il cuore. E’ un po’ che è ancora più legato ad Emilia.


Luisa e Paolo Ludovica sono giunti, intanto, al carcere. Mostrano alla guardia il permesso reale e vengono guidati fino alla cella di Andrea. Il vecchio cancelliere apre la porta e rimane lì fuori. Andrea, vedendo gli amici, si alza e abbraccia Paolo Ludovico e poi stringe forte le mani di Luisa.
An: C…come avete fatto?
L: Siamo andati da mio zio! Tu come stai?
An: Io… sto impazzendo qui dentro!! – si passa una mano tra i capelli.
L: Mio zio farà il possibile per farti uscire!
P: Ti tireremo fuori da qui ma tu… devi resistere!!
An: Io… come ho potuto finire qui? Potevo rinunciare a tutto. Potevo rinunciare a fare giustizia… potevo stare con lei… e ora rischio di perderla.
L: Ti ha scritto sai. L’ha data a me questa mattina – e gli dà la lettera-
P: Devi resistere anche per lei… soprattutto per lei!
Andrea annuisce – Dov’è adesso?
P: E’ tornata a Rivombrosa, con Martino ed Emilia…
L: Ti aspetterà…
An: Io è una vita che l’aspetto e proprio quando l’ho trovata potrei perderla per sempre.
P: Tu tieni duro per qualche giorno! Il re riuscirà a portarti via di qui!
L: Si… tornerai a casa. Andrea noi non abbiamo avvertito tuo fratello Stefano. Il viaggio da Venezia sarebbe lontano e poi noi possiamo tranquillamente sistemare tutto senza coinvolgere la tua famiglia..
An: Avete fatto bene… grazie!
Cancelliere: Il tempo è scaduto!! Salutate il marchese.
L: Andrea, mi raccomando.. riguardati!!
P: A presto, amico mio – i due amici si abbracciano ancora e poi Paolo, seguendo Luisa, va via.
Il cancelliere richiude la cella e accompagna i due.
Intanto Andrea si siede sul letto e fissa la lettera. Poi la apre trepidante.

Amore mio,
la magia del nostro ultimo incontro era ancora nell’aria quando ho saputo della tua cattura. Allora più che mai mi sono resa conto di quanto sia forte l’amore che provo per te. E’ quell’amore che tanto predicava mia madre, a cui io non credevo d’esser destinata. Non voglio stare senza di te, farò di tutto perché tu esca di prigione. Non sono pronta a lasciarti né adesso né mai.
So che solo accanto a te posso essere felice e non voglio rifiutare a questa felicità appena intravista. Domattina tornerò a Rivombrosa, la mia presenza qui a Torino è inutile e difficile. È difficile sapere che sei nella mia stessa città e non posso stare con te, non posso abbracciarti, non posso parlarti, non posso vederti. Tornerò a Rivombrosa e ti aspetterò lì. Per sempre.
Agnese


 
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